Si faccia molta attenzione nel santificare (da morto) Giorgio Napolitano

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di Andrea Di Bella

Attenti a santificare politicamente oggi Giorgio Napolitano, il presidente emerito della Repubblica Italiana scomparso nella giornata di ieri 22 settembre all’età di 98 anni. Certamente un uomo di una statura politica fuori dal comune, ma comunque chi nel 2011 tramò contro un Governo nel pieno delle sue funzioni, mettendo in campo tutta la sua influenza e travalicando ogni prerogativa costituzionale, spodestando di fatto l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, nominando Mario Monti senatore a vita e affidandogli l’Esecutivo del Paese meno apprezzato dagli italiani nella storia repubblicana italiana. Stiamo parlando dunque di un uomo che pur di non riaffidare la parola agli italiani elettori (che avrebbero in massa votato nuovamente Centrodestra), cambiò deliberatamente insieme all’allora presidente della Camera Gianfranco Fini la storia recente del nostro Paese, con la complicità di talune Cancellerie europee. E poi, ma questo è notorio, stiamo parlando di uno degli ultimi autentici comunisti ancora in vita (fino a ieri) in Italia. Il che – ma è una mia personalissima opinione – non è affatto un ascrivibile merito per l’uomo e per il politico Napolitano.