A Paternò, che è la mia città e a cui ho dedicato energie personali, professionali, politiche e di ogni altro tipo nel corso di tanti anni, non ho potuto fare altro che registrare – specie nell’ultimo scorcio – un imbarbarimento del dibattito e di conseguenza un assottigliarsi della qualità di chi produce quel dibattito, cioè gran parte della classe dirigente politica, tra questi anche chi oggi ricopre ruoli di diretta responsabilità. Senza voler polemizzare con alcuno in particolare modo, ritengo che chi oggi detiene la maggiore carica politica ed istituzionale in questa città debba definitivamente rendersi conto di questa triste condizione, ponendo dunque in essere azioni concrete affinché certi scivoloni e certe imbarazzanti improvvisazioni vengano arginate il più possibile.
Questo passa inevitabilmente attraverso la scelta di risorse all’altezza, di donne e uomini capaci di serie e oculate interlocuzioni ai più svariati livelli, oltre che di confronti adeguati e che anzi non procurino da parte di alcuni ripetuti imbarazzi. Dico questo perché così come molti altri, vivo Paternò in ogni suo angolo, non disdegno il confronto con chicchessia e non posso fingere che non esista tra i cittadini un sentimento di crescente sfiducia e di distacco che procura un autentico dispiacere. Il lavoro certamente apprezzabile di risanamento lento ma progressivo della comunità dopo anni di totale inadeguatezza amministrativa, nonché l’impegno totale e innegabile di pochi – tra questi certamente il primo cittadino – non può certo infrangersi sulla inabilità di altri che scommettono al ribasso (forse inconsapevolmente, il che è anche peggio), intorpidendo culturalmente ed intellettualmente il ruolo della politica che ha invece il compito di dialogare e di “fare” a livelli certamente diversi.