Una delle forme di socializzazione e di compagnia più classiche di tutti i tempi è il gioco: ciò è indiscutibile in quanto anche lo sport per i Latini era Ludus quindi un’attività giocosa, appunto, il cui scopo non era solo il passatempo ma anche il dedicarsi ad attività che mettessero alla prova l’uomo e le sue capacità.
Si differenziano i campi del gioco coprendo ogni tipologia di azione umana fino ad arrivare ai moderni, per modo di dire, giochi di carte che segneranno per sempre un certo tipo di immaginario, fotografato nelle arti figurative recenti e nella letteratura del passato.
I giochi di carte sono vari e tanti che è difficile sintetizzarli tutti in un elenco che vorrebbe essere esaustivo quanto didascalico, troppe differenze e variabili ma basti dire che alcuni giochi hanno creato ambientazioni per film d’autore e telefilm mandati sul piccolo schermo.
Quali giochi? Il Poker prima di tutto, ma anche altri giochi. Sul Poker tanto si è scritto e le ambientazioni sono favorite dalla tipologia stessa del gioco, se analizziamo film come “Three Godfathers” (1948) o “a Big Hand for the Little Lady” (1966) si scorgono le mosse dei capolavori del genere ma anche “Continuavano a chiamarlo Trinità” (1971) entra nel mito come commedia Spaghetti Western; in esso la parte più Thriller del film è proprio costituita da una lunga partita di Poker dove la parte del Leone la recita il prestidigitatore Tony Rinarelli.
Alcuni hanno, però, espresso una simpatica domanda: si può parlare della scopa gioco carte quale fonte di ispirazione artistica?
La scopa che sembra così innocente e rilassante ha una variabile che si denomina come Scopone e, soprattutto, un’altra variante chiamata Scopone Scientifico che ha dato il titolo ad un film che rimarrà negli Annales dell’arte cinematografica.
Il film Lo Scopone Scientifico è, infatti, una pietra miliare del cinema italiano a genere Commedia ma dal significato più profondo e dalla sottile vena di denuncia sociale; parliamo del 1972, erano anni intensi sul piano della lotta politica e dell’emersione di contraddizioni socio culturali che daranno origine a fenomeni complessi. Il film, però, si basa veramente sullo Scopone Scientifico e su di esso si fonda l’impianto di un’opera che colpisce per la sua espressività e schiettezza.
Il regista Comencini ha sintetizzato il film con questa frase: “Trovo che Lo scopone scientifico sia una favola molto giusta sulla lotta dei deboli contro i potenti”; ma al di là del film ci sono le circonvoluzioni del gioco che ivi vengono descritte. Interessante capire le differenze rispetto alla Scopa classica; tali sono, principalmente, tre: il numero dei giocatori è 4, a coppie di 2; si danno immediatamente 10 carte a testa e non 3 carte; se escono fuori al primo giro 3 o 4 Re, il gioco ricomincia con la mescolanza ex novo delle carte.
Nel film il gioco si incastra per ragioni fortemente psicologiche perché questo tipo di gioco favorisce non il colpo di scena o di mano ma una lunga e ragionata strategia che permette una sceneggiatura quasi intimistica.
Non possiamo, quindi, che confermare lo stretto legame tra Arte e giochi di carte.