Il ritorno di Silvio Berlusconi (che riparte da Napoli)

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di Silvio Berlusconi

Care amiche e cari amici,

oggi finalmente sono a Napoli, la città che amo profondamente. La città che considero la mia seconda città. Quando lavoravo, a Napoli mi si diceva che ero un Vulcano di idee, come il Vesuvio e non è un caso che io mi sia sempre definito un napoletano nato a Milano e nella mia vita ho scritto i testi di più di 100 canzoni napoletane.

Torniamo a Napoli. Ma, è inutile negarlo, Napoli è anche una città che ha molti e rilevanti problemi con i quali Forza Italia ed io per primo nelle vesti di Presidente del Consiglio ci siamo misurati negli anni dei nostri governi. Ricordo, ad esempio, che mi sono impegnato per ripulire le vostre strade dalle tonnellate di rifiuti che la sommergevano a causa di scellerate politiche della sinistra, connotate da uno pseudo ambientalismo che di fatto intralciava il ciclo dei rifiuti e paralizzava la città dandone una immagine deleteria anche all’estero.

Naples under trash, diventato poi Italy under trash sulle televisioni di molti Paesi, con grave danno per il nostro turismo. Con il nostro impegno in 58 giorni Napoli e la Campania hanno ritrovato il perduto decoro e io mi sono permesso di raccomandare di portare la raccolta differenziata dal 14% al 50% e di costruire tre termovalorizzatori indicandone anche i siti.

Ma dopo di noi non è stato fatto niente. Il solo termovalorizzatore tuttora operante lo avevamo aperto noi in quelle settimane. Così come non si è fatto nulla per gli enormi problemi di disoccupazione, di legalità, di sicurezza e anche di povertà che affliggono la Vostra città.

E sono sempre di più i figli della Vostra terra che lasciano le loro famiglie e le loro radici alla ricerca di migliori condizioni di lavoro e di vita altrove. Davvero una fuga dei cervelli che rappresenta un’umiliazione ed una sconfitta per tutti noi. È una piaga che interroga le nostre coscienze e che tuttavia, mai come in questa fase storica, può trovare delle soluzioni concrete.

Tra le opportunità che la crisi pandemica ci lascia vi è il Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza che rappresenta una sfida impegnativa per il nostro Paese che non sempre, a dire il vero, ha brillato per la capacità di spesa dei fondi europei. In questo senso il governo di unità nazionale, che Forza Italia ha voluto , che sostiene con convinzione, nel quale ha l’onore di avere le deleghe per il Mezzogiorno, sente forte l’impegno per il Sud.

Se oggi il Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza prevede una destinazione vincolata al Sud, e dunque anche a Napoli, delle risorse per un ammontare minimo del 40% del totale lo dobbiamo proprio al lavoro ed all’impegno del nostro Ministro Mara Carfagna e di tutta Forza Italia che hanno ottenuto questo importante e storico risultato.

Cari amici, questo incontro si svolge dunque a Napoli, che non è soltanto la città più importante e più significativa del nostro mezzogiorno, è una delle maggiori città d’Italia, e quindi d’Europa e del Mediterraneo, una vera capitale. È il posto giusto per continuare a parlare del futuro del nostro meraviglioso Paese; il Paese, voglio ripeterlo, che io amo e che tutti noi amiamo dal profondo del cuore. Un Paese che può farcela se riparte tutto insieme, da sud a nord, se mezzogiorno e settentrione insieme ritrovano le condizioni per camminare verso un futuro migliore.

Quel futuro del quale vogliamo essere protagonisti, perché sappiamo che le nostre idee, i nostri valori, i nostri programmi sono i soli davvero adeguati a governare un grande Paese protagonista in Europa e nel mondo. Voglio ricordarlo ancora una volta, Forza Italia è un grande partito nazionale, presente e radicato al Sud come al Nord, che si fonda sulle idee e sui principi liberali, cristiani, garantisti e europeisti.

Siamo i soli in Italia a rappresentare con coerenza tutti questi valori, Siamo i soli ad averne fatto una sintesi e ad averla tradotta in programma e in azione di governo. Siamo i soli a non dover chiedere scusa di nulla nel nostro passato, ad essere sempre stati – come lo siamo oggi – dalla parte della libertà, della democrazia, dell’Europa, dell’Occidente. Siamo i soli ad aver governato senza mai mettere le mani nelle tasche degli italiani, Siamo i soli ad aver governato chiedendoci, prima di varare un provvedimento, se questo avrebbe reso gli italiani più o meno liberi, e a fermarlo se avesse ridotto qualche libertà, Siamo i soli ad avere sempre sostenuto, in ogni occasione, dal governo e dall’opposizione, le nostre truppe impegnate all’estero nelle missioni di pace, schierandoci senza esitazione con la nostra bandiera, con le donne e gli uomini delle nostre Forze Armate. Possiamo davvero essere orgogliosi di noi stessi e della nostra storia.

Mi è capitato per le mani nei giorni scorsi un volumetto che ricorda quello che hanno fatto i nostri governi. L’ho riletto con interesse e invito tutti voi a rileggerlo perché sono davvero così tante le cose fatte che è praticamente impossibile ricordarle tutte. Una università, certo non amica, si è vista costretta a riconoscere che i nostri governi in 9 anni hanno fatto di più dei 50 governi che ci hanno preceduto nei 50 anni antecedenti.

Abbiamo già parlato dei risultati ottenuti sul tema dei rifiuti a Napoli, ma voglio ricordare anche quello che abbiamo fatto nella lotta alla criminalità organizzata, che ha condotto all’arresto di 32 dei 34 latitanti più pericolosi, per reati di mafia, e di camorra, all’arresto di 1.296 appartenenti alla malavita organizzata e alla confisca di beni ai mafiosi per un valore complessivo di oltre 25 miliardi di euro. Perché il riscatto del Sud passa anche per questo. Perché il nostro meraviglioso Sud non può essere deturpato dall’illegalità, che allontana gli investimenti e scoraggia chi fa impresa.

Abbiamo avvicinato il Sud e il Nord anche fisicamente, con l’alta velocità ferroviaria, grazie alla quale oggi da Napoli potete andare a Roma in poco più di un’ora, e a Milano in quattro ore. Potrei continuare a lungo con l’elenco di quello che abbiamo realizzato.

Ma non mi soffermo su questo punto, perché noi non chiediamo agli italiani di votarci per quello che abbiamo fatto, ma chiediamo di votarci per quello che faremo. Dobbiamo spiegare agli elettori indecisi cosa succederà se vinceremo noi e cosa succederebbe se vincesse la sinistra. Con Forza Italia e il centro-destra al governo avremo meno tasse, avremo meno vincoli burocratici, avremo il controllo dell’immigrazione, avremo quindi più sicurezza, avremo più lavoro, meno disoccupazione e meno povertà, avremo una giustizia più giusta, avremo soprattutto più libertà.

Con la sinistra al governo avremo più tasse, avremo più vincoli burocratici, avremo una imposta patrimoniale sulla nostra casa, avremo un’imposta patrimoniale sui nostri risparmi, potremmo anche avere una imposta di successione del 45% come in Francia.

Con la sinistra continuerebbe l’immigrazione incontrollata e quindi avremo meno sicurezza, avremo una giustizia sempre più politicizzata. Avremo meno lavoro, più disoccupazione, più povertà. Avremo così soprattutto meno libertà. Per tutte queste ragioni sentiamo il dovere di tornare a rappresentare quella maggioranza naturale degli italiani che si riconosce nelle nostre idee, e che oggi è dispersa, confusa, sfiduciata e delusa.

Veniamo dunque al centro-destra. L’ho detto a Roma qualche settimana fa e lo ripeto oggi: Forza Italia non fa parte del centro-destra, ma Forza Italia E’ il centro-destra.

Lo è nel senso del Partito Popolare europeo, di cui siamo componente fondamentale e che siamo orgogliosi di rappresentare in Italia. Siamo un centro alternativo alla sinistra e distinto dalla destra con la quale siamo leali alleati. Quindi quello con noi è l’unico centro-destra possibile. Senza di noi non ci sarebbe un centro-destra ci sarebbe una destra-destra. Abbiamo lavorato ventotto anni per costruire e tenere in vita un centro-destra di governo, un centro-destra capace di vincere le elezioni, un centro-destra capace di governare il Paese, un centro-destra autorevole e credibile in Europa e nel Mondo. Ci siamo assolutamente riusciti. Questo centro-destra è la casa comune di tutti, ma per vincere deve tornare ad avere una forte connotazione liberale, cristiana, garantista europeista ed atlantista. La nostra connotazione, quindi.

Elezioni amministrative

Ci siamo impegnati, abbiamo fatto anche dei sacrifici, affinché alle prossime elezioni amministrative il centro-destra potesse presentarsi unito e compatto, per portare il nostro modello di buon governo nel maggior numero possibile di città italiane. Sono elezioni importanti, che coinvolgono grandi comuni in tutta Italia, che riguardano la vita e il futuro di milioni di italiani. Il nostro modello di buon governo delle città e delle regioni è il nostro biglietto da visita, in vista delle elezioni politiche del prossimo anno. Elezioni che dobbiamo assolutamente vincere, per governare il Paese sulla base dei nostri programmi.

Consideriamo per esempio la nostra politica fiscale. Abbiamo rispettato l’impegno di non permettere mai, in nessun caso, di aumentare le tasse. Anche con l’attuale governo i nostri parlamentari si sono battuti con successo, in seno alla maggioranza, per evitare ogni ipotesi di maggiore tassazione sulla casa scongiurando la tassazione delle unità immobiliari sulla base del loro “valore patrimoniale”. È stata una battaglia vinta, nonostante le forti opposizioni che abbiamo trovato.

Questa al governo è una maggioranza compòsita, lo sappiamo, una maggioranza in qualche modo innaturale, ma necessaria per fronteggiare l’emergenza; è una maggioranza della quale fanno parte forze politiche con le quali torneremo presto a confrontarci da avversari. Oggi però grazie alla nostra fermezza e alla nostra determinazione siamo riusciti ad affermare il principio che non si possono colpire gli italiani con la minaccia di nuove tasse, proprio quando la fragile ripresa è messa in discussione dai tragici fatti dell’Ucraina e dalle loro conseguenze a partire dall’aumento dei prezzi delle materie prime e della forte accelerazione dell’inflazione. Dobbiamo evitare in ogni modo, usando la leva fiscale e i margini che l’Europa ci concede, che le aziende siano costrette a chiudere, siano costrette a licenziare, siano costrette ad aumentare i prezzi dei loro prodotti ad un livello insostenibile per i consumatori.

Il fatto di avere un governo autorevole, rappresentativo e ascoltato in Europa che ci ha consentito e ci consente di ottenere da Bruxelles un atteggiamento collaborativo e di sostegno, per il quale anch’io sto lavorando molto, nel Partito Popolare europeo, con i miei colleghi leader dei diversi paesi europei. Questo per l’immediato.

Rimane però il fatto che solo la nostra riforma fiscale; quella che indicavamo nel 2018, con una netta riduzione della pressione fiscale complessiva, con la flat tax al 23% uguale per famiglie e imprese e una “no tax” area per i redditi più bassi, solo questa nostra riforma può davvero costituire la base per una ripartenza strutturale. Questo valeva allora e vale a maggior ragione oggi, quando le aziende sono gravate da costi industriali molto incrementati. Consentire alle imprese di tornare a fare utili, e quindi ad investire e ad assumere, soprattutto i giovani, significa rimettere davvero in moto il Paese.

Dobbiamo offrire un lavoro ai giovani, facendo ripartire l’economia con uno shock fiscale e garantendo una fiscalità di vantaggio per chi li assume. Dobbiamo dare la possibilità ai nostri giovani di avere un lavoro, di avere una casa, di farsi una famiglia e di fare dei figli. La crisi della natalità è uno dei peggiori segnali di crisi del nostro Paese. Tornare a fare figli significa tornare a credere nel futuro. Forza Italia è il partito del futuro anche perché crede che tutelare la famiglia sia la strada da percorrere.

Il nostro è il partito del futuro anche per la riforma della burocrazia che è da sempre al centro della nostra attenzione. Crediamo davvero che questa riforma sia la condizione perché l’Italia torni ad essere un Paese in cui si investe, in cui si fa impresa, in cui si fanno utili, in cui si creano opportunità. Meno burocrazia, meno vincoli burocratici, un diverso codice degli appalti, tutto questo significa che se si deve aprire una farmacia, un ristorante, se si deve fare una ristrutturazione in un edificio, se si deve costruire una casa, una lettera al Comune e via! Ovviamente chi costruisce dovrà rispettare le leggi urbanistiche e i regolamenti sanitari e alla fine della costruzione una Commissione del Comune dovrà verificare se leggi urbanistiche e regolamenti sanitari sono stati rispettati.

Io ho parlato tante volte della liberazione da tre oppressioni, l’oppressione burocratica, l’oppressione fiscale, l’oppressione giudiziaria. Queste sono le battaglie più importanti che dobbiamo fare e questo è quello che faremo.

L’oppressione giudiziaria

Il 12 giugno si terranno dei referendum fondamentali, in materia di giustizia. Referendum che potrebbero contribuire a cambiare davvero il rapporto fra lo stato e il cittadino e fare dell’Italia un Paese più garantista e quindi più libero. Incredibilmente, di questi referendum si parla poco o nulla, incredibilmente si è deciso di votare in un giorno soltanto, il 12 giugno. Evidentemente c’è qualcuno che non vuole che gli italiani si pronuncino su un tema che da trent’anni almeno dilania il Paese. Un tema che riguarda i rapporti fra stato e cittadino, la terzietà del giudice, la neutralità politica della magistratura. Io rivolgo un appello accorato a tutti gli italiani perché vadano a votare e diano il loro voto su un argomento che, prima o poi, potrebbe riguardarli tutti personalmente.

Il referendum è una tappa, ma una tappa importante, di un percorso riformatore che in parte è già avviato e che starà al nostro futuro governo di centro-destra portare a termine. Un percorso riformatore al quale questo governo ha dato il via approvando una riforma, la riforma Cartabia, che certamente non è la nostra riforma.

Però è una riforma che introduce finalmente la separazione delle funzioni tra giudici e PM e che chiude definitivamente le “porte girevoli” fra magistratura e politica. Ripeto, non è la nostra riforma, ma è l’inizio di un processo riformatore che dovremo continuare, un processo che non vuole essere punitivo per la magistratura, anzi vuole valorizzare i tanti giudici onesti e corretti, messi nell’angolo da minoranze ideologizzate e da gruppi di potere.

Una rigenerazione morale nell’interesse stesso della magistratura, nell’interesse di tutti gli italiani, che hanno diritto a giudici professionali e imparziali che hanno il diritto di non essere chiamati ancora in giudizio dopo essere stati assolti in primo o in secondo grado, che hanno il diritto di essere trattati da innocenti fino all’eventuale condanna definitiva. che hanno il diritto di non stare in carcere ad aspettare una sentenza che quando è di assoluzione non ripaga certo una vita rovinata.

Voi sapete quanto io abbia sofferto per queste tristi vicende. 110 processi, 3.656 udienze, 130 avvocati, quasi un miliardo di spese Eppure non ci anima nessuno spirito di rivalsa, ve lo assicuro. Sarebbe un grave errore. Ci anima la volontà di dare all’Italia e agli italiani una giustizia giusta, una giustizia davvero giusta. Noi lavoreremo quindi senza disperdere quanto di buono ha fatto il governo Draghi, che abbiamo voluto noi per primi e che sosterremo lealmente fino alla fine. L’unità del Paese è stata una cosa importante di fronte alla pandemia, lo è anche ora specie di fronte ad una crisi internazionale che getta ombre cupe sul nostro futuro.

Sapete bene che, sullo sfondo di tutte queste nostre riflessioni, aleggia in modo sinistro lo spettro di una crisi internazionale che colpisce direttamente il cuore dell’Europa. Una crisi che è senza precedenti in Europa dopo la seconda guerra mondiale.

Nessun conflitto europeo, dal dopoguerra ad oggi, aveva mai visto direttamente coinvolta in Europa una superpotenza come la Russia. Non posso che condividere con voi l’orrore e il dolore per le tragiche immagini e le terribili notizie che ci vengono dall’Ucraina. Non posso che condividere la preoccupazione di tanti per uno sviluppo incontrollato del conflitto. Il fatto stesso che si parli, con qualche leggerezza di troppo, del possibile uso di armi nucleari significa mettere in discussione quella soglia, ben chiara a tutti persino negli anni della guerra fredda, che escludeva l’uso dell’arma atomica in un conflitto locale.

Non possiamo che condividere quindi gli appelli di quanti – primo fra tutti Papa Francesco – invocano di fare ogni sforzo per giungere alla pace al più presto. Per porre fine all’orrore della guerra, e al tempo stesso per garantire al popolo ucraino il suo legittimo diritto all’indipendenza e alla libertà. L’Ucraina è il paese aggredito e noi dobbiamo aiutarlo a difendersi. Forza Italia è – e rimarrà sempre – dalla parte dell’Europa, dalla parte dell’Alleanza Atlantica, dalla parte dell’Occidente, dalla parte degli Stati Uniti.

A proposito di Atlantismo, io apprezzo molto lo zelo atlantista di queste settimane del Partito Democratico, vorrei solo ricordare che la storia della sinistra italiana non è sempre stata questa. Non parlo soltanto dell’opposizione feroce del Partito Comunista all’ingresso dell’Italia nella NATO, né del sostegno all’invasione dell’Ungheria: voglio ricordare, in tempi molto più recenti, negli anni ’80, l’altrettanto feroce opposizione alla decisione del Governo Craxi di installare i cosiddetti “euromissili” per rispondere alla minaccia dei missili sovietici puntati direttamente contro il nostro Paese.

La Cina

Ma oggi ci troviamo di fronte ad uno scenario internazionale nel quale il pericolo più grave, un pericolo del quale ho parlato fra i primi in Europa e nel mondo, è quello che viene dalla Cina. La politica di Pechino oggi mette assieme il tradizionale espansionismo dell’Impero Cinese con il moderno globalismo comunista della Cina d’oggi, sul piano economico, politico, e in prospettiva anche militare.

La Cina è uno stato con potenzialità ben superiori a quelle della Russia e purtroppo i fatti dell’Ucraina e le tensioni in Europa inevitabilmente portano la Russia ad un rapporto più stretto con la Cina. E l’India, il paese più popoloso del mondo dopo la stessa Cina, sta dimostrando, proprio in questa occasione, una collocazione ambigua che ci preoccupa fortemente. In meno di dieci anni, entro il 2031, la Cina diventerà la prima potenza economica del mondo e l’India diventerà la terza potenza.

In Africa, possenti investimenti cinesi condizionano la politica di molte nazioni economicamente fragili. L’egemonia in Africa della Cina, così come il controllo di molte infrastrutture strategiche in Medio Oriente e in Europa attraverso la “via della Seta” è una vera colonizzazione. Nelle alte sfere internazionali non si parla più di Continente africano, si parla di Continente sino-africano. In Africa, su 53 stati 50 ricevono dalla Cina soldi, armi, prodotti. E in Cina si stanno istruendo 3 milioni di cittadini destinati ad essere trasferiti negli Stati africani con compiti direttivi.

Torniamo a noi. L’aumento del costo dell’energia e delle materie prime che si sta verificando è difficilmente sopportabile per le economie europee, ma è del tutto insostenibile per i paesi in via di sviluppo. La scarsità di grano e di mais nei mercati mondiali è un problema grave per le nostre aziende alimentari e per i nostri allevatori, ma può diventare addirittura una tragedia per intere popolazioni africane ridotte alla fame. Nei porti Ucraini sono bloccate tonnellate e tonnellate di grano e di mais destinate a questi popoli. La fame può dare impulso ad una nuova drammatica ondata migratoria sulle nostre coste. Un’ondata migratoria che la Cina potrebbe addirittura favorire.

Fino ad oggi, di fronte a tutti questi problemi, come europei siamo vissuti sotto l’ombrello rassicurante dell’Alleanza Atlantica, delegando di fatto agli Stati Uniti la nostra difesa. Al di là della vicenda Ucraina, vi sono segnali crescenti e costanti del fatto che i nostri amici americani non possano o non vogliano più farsi carico quasi integralmente della sicurezza globale. Le loro priorità in prospettiva si spostano, comprensibilmente, verso il Pacifico, verso la sfida della Cina.

L’Europa

Di conseguenza torna ad essere di scottante, drammatica attualità, il tema dell’Europa come soggetto politico e militare. Nessuno Stato europeo ha la dimensione per esercitare un ruolo nel mondo da solo. Nessuno stato europeo è in grado di difendere i propri interessi da solo.

Per questo io da molti anni sto insistendo sul tema della difesa comune dell’Europa, un forte coordinamento delle forze militari di tutti gli Stati europei a sostegno di una politica estera comune. Una politica estera comune e una comune politica di difesa, un solo esercito europeo, sono traguardi possibili se l’Europa non è soltanto un accordo commerciale fra stati, se l’Europa ha un’anima e un’identità che si fondano sui valori comuni, sulle radici greco-romane e giudaico-cristiane che ci legano, sul metodo della democrazia liberale che condividiamo. Noi per primi abbiamo criticato tante volte l’Europa in passato, ma lo abbiamo fatto da europeisti convinti, perché vogliamo un’Europa migliore, un Europa davvero dei cittadini, un’Europa protagonista nel mondo.

È quello che chiede il Partito Popolare Europeo e noi in Italia siamo il Partito Popolare Europeo. Da anni ho avanzato la richiesta di una riforma dei trattati europei, che preveda l’elezione diretta, da parte di tutti i cittadini europei, del Presidente della Commissione Europea. Ma ancor prima ho avanzato un’altra richiesta, sostenuta recentemente dal nostro Partito Popolare Europeo, tramite il nostro capogruppo Manfred Weber e il nostro Antonio Tajani, un’altra richiesta ancora più importante, quella di superare il principio dell’unanimità, per arrivare a decisioni a maggioranza qualificata almeno in alcune materie.

C’è un modello a cui tendere? Sì, quello degli Stati Uniti d’America che prevede la massima libertà dei singoli stati, ma una forte unione politica e militare verso l’esterno.

Purtroppo le classi dirigenti europee fino ad oggi non sono state lungimiranti. Tuttavia e meno male, sulla recente sfida del Covid l’Europa è stata capace di un salto di qualità. Rivendico con orgoglio di esserne stato il protagonista, lavorando intensamente con i miei colleghi leader nel PPE per arrivare al Recovery Fund e agli altri strumenti con i quali l’Europa si è dimostrata una comunità solidale. A questo proposito voglio ricordarvi di aver dato all’Italia un ruolo da protagonista nella politica estera, in pieno accordo con i nostri alleati dell’Occidente, portando nel 2002 allo stesso tavolo George Bush e Vladimir Putin, gli Stati Uniti e la Federazione russa, per firmare il trattato che pose fine a più di cinquant’anni di guerra fredda. Io spero che con lo stesso spirito si possa fare oggi un altro passo che non ha alternative, un passo verso la sicurezza comune per offrire alle nuove generazioni un avvenire di sicurezza, di prosperità e di libertà. Garantisco che andremo avanti con grande determinazione, ci impegneremo a fondo per ottenere questo risultato.

Ora vorrei concludere parlando un po’ di noi. Come ricorderete a Roma vi ho nominati tutti “costruttori di futuro”. Abbiamo visto che per costruire il futuro le cose da fare sono davvero tante. Tutti noi di Forza Italia stiamo lavorando per questo, con determinazione, con passione e – lasciatemelo dire – con una competenza e un disinteresse che non sono frequenti nella politica di oggi. La nostra squadra di governo, i nostri ministri e i nostri sottosegretari, sono rispettati e apprezzati da tutti.

Voglio dire anche un grazie di cuore a tutti i nostri parlamentari, ai nostri dirigenti nazionali, ai nostri militanti, ai nostri coordinatori regionali, provinciali e comunali, ai responsabili dei dipartimenti, ai responsabili dei giovani, delle donne e dei seniores. Anche agli elettori che non ci hanno mai abbandonato, malgrado le difficoltà e le persecuzioni che abbiamo subito, un grazie di cuore. Un benvenuto a chi si avvicina a noi con l’impegno e con il voto. Le nostre porte sono aperte e devono diventare spalancate, perché Forza Italia ha saputo sempre rinnovarsi, ogni giorno, nella sua ormai lunga storia.

E infine un appello accorato, ai tanti elettori delusi e disorientati, che non vanno più a votare. Un ultimo sondaggio ha rivelato che sono ben 7 milioni, tra gli italiani che non votano, quelli che a domanda, si dichiarano liberali, moderati, anticomunisti. Dobbiamo cercare tra i nostri amici e tra i nostri conoscenti, quelli che la pensano in questo modo e dobbiamo convincerli dell’importanza di votare e di votare per noi, per Forza Italia, che è in crescita, ma che deve arrivare a numeri ben più alti. Possiamo farlo, e io sarò, dopo l’espulsione incostituzionale dal Senato e dalla politica italiana di nove anni fa, di nuovo in campo con voi.

Da oggi dobbiamo lavorare, con l’impegno di sempre e con rinnovato entusiasmo, per le elezioni del 2023. Sono elezioni decisive per costruire il futuro che vogliamo. Sono elezioni che il centro-destra deve vincere, e che può vincere solo se Forza Italia sarà il partito trainante, solo se Forza Italia sarà come sempre in passato il perno della nostra coalizione.

Chiedo quindi un particolare impegno ai nostri coordinatori regionali, provinciali e comunali: in ognuno degli 8000 comuni italiani dovrà tornare a sventolare la bandiera di Forza Italia. Ognuno degli elettori italiani che in passato hanno aderito al nostro movimento ed eravamo a più di un milione di iscritti, deve essere contattato e sollecitato a tornare ad impegnarsi con noi.

Nel 1994 una grande novità, decisiva per il nostro consenso, furono i Club Forza Italia, che poi si sono voluti ribattezzare, contro il mio parere, in Club Forza Silvio E’ un modello che dobbiamo riprendere in mano, perché dobbiamo ripetere il miracolo di allora, perché l’Italia ha bisogno di noi oggi come allora.

Il Club è un buon modo per avvicinare le persone che sono stanche, deluse e disgustate della politica e dei suoi riti che quindi se avvicinate e convinte a votare per il centro-destra non se la sentono di aderire a un partito politico, ma a un Club sì. Questa volta li chiameremo Club per la Libertà, perché la Libertà è il nostro valore, il nostro simbolo, la nostra bandiera, il nostro traguardo. Entro febbraio del prossimo anno, in ognuno degli 8000 comuni italiani deve sventolare la bandiera di un Club per la Libertà. Prima ancora, entro questo novembre, dopo una grande campagna adesioni rivolta prima di tutto a chi ci ha abbandonato, rieleggeremo democraticamente i coordinatori provinciali attraverso i congressi che si svolgeranno in tutte le province d’Italia.

In primavera saremo pronti per la sfida decisiva, per tornare alla guida del Paese. Io sarò con voi in ogni passaggio, tornerò ad andare in televisione, e a partecipare a incontri come questo nelle città più importanti d’Italia.

Da oggi siamo tutti mobilitati per vincere. Possiamo farlo, io sarò in campo con Voi, ma soprattutto vi dico che possiamo farlo perché voi, il meraviglioso popolo di Forza Italia, avete la determinazione, l’energia, l’entusiasmo, la passione, per realizzare ancora una volta un grande miracolo. A tutti voi quindi va il mio incoraggiamento più forte e il mio grazie più sentito, a voi che siete qui presenti e ai tanti altri che ci seguono tramite i canali televisivi e i social. Ricordatevi: il futuro di Forza Italia è il futuro dell’Italia. Continuiamo a costruirlo insieme, per noi e per le persone che amiamo. E ricordatevi che, come io ebbi a dire nel 1994, “chi ci crede combatte chi ci crede supera ogni ostacolo, chi ci crede vince”. Un forte abbraccio a tutti e naturalmente: Forza Napoli! Forza Italia! Discorso integrale del presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi tenuto alla convention del partito a Napoli sabato 21 maggio 2022.