Sanremo 2022: ma il vero scandalo è il Cristianesimo

Sharing is caring!

di Giuliano Guzzo

Dopo le polemiche seguite all’esibizione, sul palco dell’Ariston, di Achille Lauro il quale, terminata la sua canzone, Domenica, «si è battezzato» in diretta tv e a torso nudo, non c’è molto che io possa aggiungere; se non due rapide considerazioni. La prima è che partecipo all’indignazione di chi si è sentito offeso da quell’esibizione, se così la vogliamo chiamare, che peraltro è pure di dubbia originalità. La scelta di scimmiottare una certa fede è infatti cosa vecchia di decenni; forse era un déjà vu già quando nel 1973, sul Corriere della Sera, Pier Paolo Pasolini rifletteva sui jeans Jesus e su quel loro fortunato slogan: «Non avrai altri jeans all’infuori di me». Ma torniamo al festival di Sanremo.

La seconda cosa che vorrei evidenziare è che lo show di Lauro è senza dubbio blasfemo e oltraggioso, però non scandaloso: tutto il contrario. Il vero scandalo è – e resta, da molto tempo – un altro: il Cristianesimo. Lo scandalo è un Dio che si fa bambino e, da adulto, muore crocifisso, non senza aver prima scandito queste parole, quando aveva il corpo coperto di sangue, sputi e chiodi: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno». Lo scandalo poi sono i santi. È padre Massimiliano Kolbe che, al medico nazista che lo stava per uccidere iniettandogli dell’acido fenico, offre un insegnamento gigantesco: «Lei non ha capito nulla della vita…l’odio non serve a niente. Solo l’Amore crea!».

La vera provocazione è Madre Teresa che, ritirando il Nobel per la Pace, a Oslo nel dicembre 1979, gela improvvisamente l’intera platea ricordando ai presenti che non sono i carri armati né le bombe, ma gli aborti i più grandi distruttori di pace. E provocazione è anche don Pino Puglisi che, raggiunto da un sicario della mafia il giorno del suo cinquantaseiesimo compleanno – quando sa bene che sta per essere ucciso -, lo guarda e, con un sorriso buono, gli dice «me l’aspettavo», cambiando per sempre la vita del suo carnefice mentre perdeva la propria. Ancora, la provocazione è quella dei cristiani della Nigeria, della Cina e di tutti quei Paesi dove andare a Messa può costare carissimo: eppure lo fanno lo stesso.

A provocare veramente, insomma, è una fede che non fa solo parte dell’esistenza, ma la abita e la trasforma fissandola su Qualcuno morto oltre due millenni fa, tradito e abbandonato da quasi tutti. Lo scandalo è dunque proprio quell’Uomo, spirato dopo indicibili torture eppure, contro ogni umana logica, di fatto ancora vivo – ogni giorno – in moltitudini di persone. Tutto il resto, lo dico con rispetto, viene molto dopo. Inclusi quanti si comportano come mendicanti di visibilità e, senza rendersene conto, agiscono in realtà da numeri, da pedine, da diligenti soldatini di un esercito non molto nobilitante. È quello che rinvia ad un potere che attira follower, detta tendenze e magari ogni tanto, a tratti, emoziona pure. Ma non crea. www.giulianoguzzo.com