La campagna pro eutanasia inizia con due gran balle. Ecco quali

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di Giuliano Guzzo

La campagna per l’eutanasia legale inizia con due balle: e neppure piccole. Come sottolineato dal Comitato No all’omicidio del consenziente, infatti, ci sono due macroscopiche menzogne legate al possibile referendum per il quale, nei mesi scorsi, sono state raccolte 1.239.423 adesioni. La prima menzogna riguarda proprio l’eutanasia legale che, comunque vada, non sarà l’oggetto del quesito referendario, che renderebbe non punibile l’omicidio del consenziente, oggi sanzionato dall’art. 579 Codice penale.

Non c’entrano insomma sofferenze fisiche né psicologiche né la condizione di malattia, dato che il quesito apre a qualunque omicidio del consenziente. Bugia numero due: le 1.239.423 adesioni dichiarate dai promotori del referendum, a conti fatti, si son rivelate 789.550, circa 450.000 in meno. Tante comunque, ma ben meno delle annunciate. Di qui un dubbio: come faremo a fidarci quando ci sarà raccontato dei “milioni di casi di eutanasia clandestina” da portare alla luce con la legalizzazione?

Ha senso chiederselo dal momento che quello della sovrastima di un fenomeno è un classico della propaganda radicale, ben sostenuta dai media. Lo prova il caso dell’aborto che, prima delle legge 194, era stimato in numeri esagerati rispetto a quelli reali; il Corriere della Sera del 10 Settembre 1976, per esempio, li considerava essere da 1,5 a 3 milioni; in un numero dell’Espresso del 9 Aprile 1967, si parlava addirittura di 4 milioni. Peccato che statistici e demografi propendessero, al massimo, per 100.000 casi annui di aborti.

Morale: come si mentiva l’altro ieri per promuovere l’aborto legale, oggi si mente – o comunque non la si racconta affatto giusta – sia nel presentare il quesito sull’omicidio del consenziente, sia nel riferire l’esatto numero di sottoscrizioni. E pensare che la campagna per l’eutanasia legale, al momento, deve ancora iniziare: questo è neppure l’antipasto, ma solo un vaghissimo assaggio del menu dei prossimi mesi. Che, in nome della libertà e dell’autodeterminazione, rischiano d’essere caratterizzati da una tremenda serie di bufale.