I meglio informati raccontano che l’ex premier, da Arcore, è impegnatissimo in decine di telefonate. Ai suoi capigruppo parlamentari, che tengono i conti, a tutto lo stato maggiore di FI per la scelta dei delegati regionali, agli alleati, a singoli parlamentari che si presentano «spontaneamente», giurano, per offrire i propri voti. Il borsino di Arcore fa segnare ad oggi «un centinaio» di voti in più di quelli su cui sulla carta potrebbero contare le sole FI, Lega e FdI, che sarebbero 414. Un centinaio (praticamente quasi tutto il magmatico pezzo di Parlamento fatto di centristi organici al centrodestra, microsigle o deputati e senatori che non rispondono più a nessun gruppo) che ancora non comprenderebbero l’eventuale appoggio ufficiale del gruppo di Renzi, Italia viva. Con il quale l’obiettivo di Berlusconi diventerebbe davvero concreto.
Berlusconi è convinto che il Centrodestra non lo tradirà: «Anche Salvini— ha raccontato — ha detto in privato a Enrico Letta che la Lega mi voterà, senza tentennamenti». E la carta decisiva che il Cavaliere sta spendendo è una: sapendo che ad oggi il suo avversario più accreditato è Draghi, e sapendo che per convincere i dubbiosi va loro assicurato che non si andrà alle urne prima della scadenza naturale del 2023, sta dicendo e facendo dire dai suoi che, se Draghi fosse eletto al Quirinale, FI «uscirebbe subito dal governo». E il voto anticipato sarebbe quindi a un passo.