di Marco Gervasoni
Che il centrodestra non abbia (più) un leader, come ha detto Giorgia Meloni, è una constatazione, ma per fortuna è stata espressa con chiarezza. E anche se qualcuno ha voluto vedervi una detronizzazione di Salvini, le parole del presidente di Fratelli d’Italia segnalano un problema reale, che andrebbe affrontato, cioè la mancanza di un capo della coalizione. Di cui c’è assoluto bisogno, senza tuttavia rifarsi ai modelli del passato.
Ve n’è assoluto bisogno perché, mentre la sinistra può stare senza capi (tanto che quando ne emerge uno, come Renzi, lo elimina) la destra, i moderati, i conservatori ne hanno assoluto bisogno. E non perché siano autoritari o desiderino che vi sia qualcuno che pensi per loro (cosa più diffusa a sinistra): ma perché, essendo più concreti, desiderano che l’idea di potere e di politica si incarni fisicamente in un uomo (o in una donna). Il simbolo deve essere tangibile e deve decidere o almeno cercare di farlo: perché l’uomo e la donna di destra sono allergici ai riti bizantini e defatiganti della politica, anche se non sono anti-politici. Per cui va bene mediare un po’, ma poi occorre tagliare e agire.
È una questione psicologica e antropologica, prima ancora che ideologica. Il leader, il capo (o la capa?, per dirlo alla milanese imbruttito) è quindi indispensabile ma sbagliatissimo sarebbe pensare di riprodurre il modello Berlusconi. Insostituibile perché il Cavaliere dal 1994 è stato il capo in tre sensi: 1) in quanto fondatore della coalizione 2) in quanto figura carismatica attrattiva per gli elettori di tutti i partiti della sua coalizione, ma anche capace di andare oltre i perimetri ideologici delle formazioni che la componevano 3) in quanto a collocazione spaziale: pur essendo su molte questioni assai radicale e innovativo (sul versante della destra liberale) seppe sempre stare al centro, sia nell’immaginario degli italiani che all’interno della sua coalizione.
In una parola, era la forza del capo dedotta da un mix irripetibile di carisma personale e di ruolo politico. Nella morfologia presente del centrodestra, un modello del genere non si potrà riprodurre, né basta pensare che chi abbia un voto in più tra i leader dei tre partiti diventi il capo coalizione, tanto più che nel 2023 due di loro dovranno fare campagna difendendo l’esperienza di Draghi, Fratelli d’Italia forzatamente no. Il leader o la leader potrà nascere solo da un processo costituente di stravolgimento dell’attuale centrodestra. In che modo e in che forma, è tuttavia oggi impossibile dire. IlGiornale.it