di Francesco Boezi
Non si può ancora parlare di scissione, ma l’aria è quella. Il consigliere regionale del Lazio Francesca De Vito, ex pentastellata che è fuoriuscita qualche settimana fa dal partito per via del “tradimento degli elettori”, sta organizzando un’iniziativa che sembra un richiamo collettivo. E Giuseppe Conte non è invitato.
Qualcosa di utile a quei grillini o a quei post-grillni che non si riconoscono nella leadership di Giuseppe Conte e nell’asse con il Partito Democratico. Insomma, l’ex premier è appena divenuto il vertice del MoVimento 5 Stelle, ma già deve fare i conti con un fuggi-fuggi che rischia di tramutarsi in breve tempo in una spaccatura nazionale.
La ragione di “Parola agli attivisti” – l’iniziativa che la De Vito ha lanciato pure per la serata di oggi e che va avanti sulla piattaforma Zoom da qualche giorno – è limpida: “Siamo finiti bolliti come la rana, sciolti e inghiottiti inesorabilmente nelle fauci del PD”, si legge nel post Facebook che annuncia l’evento. Non è un mistero: parte della base grillina, in specie tra gli attivisti della prima ora, rifiuta di netto l’alleanza organica con il Partito Democratico di Enrico Letta. Ma la De Vito, annunciando il principio di una spaccatura destinata ad evolversi, espone pure altri motivazioni, tra cui il fatto che Giuseppe Conte stia mettendo mano ai territori con troppo ritardo rispetto al necessario. La critica del consigliere regionale è complessa ed articolata. E c’è ancora spazio per la parola “tradimento“.
L’esponente laziale, infatti, ha scritto sulla sua pagina social che “gran parte delle ultime scelte politiche oltre all’allontanamento totale dalle nostre battaglie originali, stanno provocando in migliaia di attivisti e milioni di elettori un sentimento di #dolore e #tradimento”. E ancora: “Tutte le decisioni calate dall’alto, compreso il nome della candidata a Milano, Napoli e in Calabria, senza il rispetto della votazione effettuata dagli #iscritti, non sono accettabili”. Insomma, la democrazia diretta e le sue velleità sarebbero scomparse dalle priorità contiane, che ora punterebbe alla normalizzazione partitica. E molti grillini, com’è peraltro evidente, stanno divenendo a mano a mano ex.
A dire il vero, considerando anche le giravolte continue, non è chiaro comprendere quale sia la strategia dell’avvocato originario di Volturara Appula: Conte è arrivato a smentire se stesso, come nel caso dei Dl Sicurezza. Il caos è lapalissiano. La De Vito sembra insistere sulla fine del grillismo delle origini. Di sicuro, Giuseppe Conte sta blindando l’alleanza con Enrico Letta. Il consigliere regionale del Lazio, però, annota anche una novità tutta interna: “Si dovrebbe anche ragionare – fa presente sempre attraverso il post – sull’altro episodio di ieri….decine di iscritti e #portavoce dell’Emilia che escono dal MoVimento 5 Stelle in un solo giorno perché non si riconoscono nel nuovo e personale percorso di Giuseppe Conte”.
Come ha riportato Luca Sablone in questo articolo per ilGiornale.it, i grillini emiliani che hanno deciso di abbandonare Conte alla sua sorte sono ben quaranta tra attivisti ed eletti. Insomma, gli elementi politici per una scissione ci sono tutti: dal mal di pancia per la linea, passando per la diaspora in atto e per le critiche pubbliche che molti continuano ad esporre sull’ex presidente del Consiglio e sul suo modus operandi. Manca soltanto un leader, forse, in grado di ridare voce ai sostenitori del partito del “vaffa”. La crisi della leadership di Conte, al netto degli scenari futuri che potrebbero palesarsi, è sotto gli occhi di tutti.
Rispetto a quanto accade all’interno del MoVimento 5 Stelle, invece, è utile ipotizzare che Davide Casaleggio, come la stessa De Vito ha caldeggiato in un’intervista a Il Mattino, ed i frondisti che hanno votato contro la riforma Cartabia e contro il Dl Semplificazioni (qualcuno si attende che Conte prenda provvedimenti nei confronti dei dissidenti) stiano ragionando su un’iniziativa capace di svuotare il contismo prima ancora che la parabola contiana inizi a prendere piede. IlGiornale