di Emanuele Lauria
Antonio Tajani, si è chiusa una settimana difficile per Forza Italia, scossa dall’addio di una dozzina di parlamentari azzurri passati con Toti e Brugnaro. Quanto brucia la ferita?
«Dispiace che alcuni parlamentari ci abbiano lasciato. E dispiace per chi non ha capito che questo è il momento di unire e non di dividere. Ma non sono particolarmente preoccupato: queste divisioni fatte nel Palazzo storicamente non portano risultati. Basti pensare a Renzi, ad Alfano, a Verdini».
Toti ha detto che la sua non è un’operazione contro Berlusconi. Ma per voi è un atto ostile oppure no?
«Un atto divisivo. Ma mi lasci aggiungere che non siamo di fronte al problema principale del Paese: la guerra al Covid non è ancora vinta, ci sono italiani che muoiono e imprese a un passo dal fallimento. E c’è un decreto semplificazioni da migliorare: inserendo fra i beneficiari del superbonus de1110 per cento i proprietari di piscine, palestre e alberghi. Non perdiamo di vista l’obiettivo».
Venerdì avete chiesto che Toti e Brugnaro, rei di aver fatto campagna acquisti tra gli alleati, non si sedessero al tavolo della coalizione. Ci apprestiamo a un’altra riunione dei leader: cosa accadrà?
«Martedì Fi sarà al vertice, parleremo con Salvini e Meloni. E ci saranno anche i rappresentanti delle forze minori, fra cui Toti che come capo di “Cambiamo!” veniva già prima. Tanto poi a giudicare saranno gli elettori».
Non teme di perdere consensi al Centro?
«Guardi, senza Berlusconi non esiste l’ala moderata del centrodestra».
A proposito, come sta il Cavaliere? Accusa e difesa del processo Ruby Ter denunciano le sue condizioni critiche.
«Berlusconi ha avuto problemi di salute, derivanti dal Covid e dal vaccino: ora sta lentamente migliorando. Presto, accompagnato dalle decisioni dei medici, potrà ricominciare a essere protagonista».
Insomma, lei lo descrive ancora ben saldo in sella.
«Assolutamente sì. È il leader più credibile a livello internazionale. E dal 20 al 25 settembre è prevista anche la sua presenza a una grande manifestazione del Ppe a Roma».
Nel frattempo, però, le ministre Gelmini e Carfagna lanciano l’allarme: se non si cambia rotta possibili altre fughe dal partito.
«Guardo con grande attenzione alle esigenze di tutti i parlamentari. E ho ribadito la scelta di fare congressi comunali e provinciali, un segno di apertura del partito. Però guardo anche agli elettori, leggo i sondaggi che ci danno oltre il 9% e dico che non vedo questo smottamento. Poi ci sono segnali in controtendenza».
Quali?
«Il fatto che la nostra delegazione al parlamento europeo ha di due nuovi deputati, Adinolti e Caroppo. Politici eletti col proporzionale, radicati nel territorio».
Non vede, come tanti, il rischio che ci siano presto due Forza Italia? Una destinata a un futuro a braccetto con la Lega e una di stampo moderato, pronta a fare una scissione?
«Forza Italia è una e si riconosce in Berlusconi. Io, dentro Fi, non ho mai visto un sovranista. Né sentito qualcuno che voglia rompere con il centrodestra».
Eppure esponenti di peso del suo partito sospettano che Gelmini abbia fatto da sponda all’iniziativa di Toti e Brugnaro.
«Escludo nella maniera assoluta che alcun ministro abbia favorito quest’operazione. Anzi, hanno tentato di impedirla».
Salvini vuole creare una coalizione di destra al parlamento europeo anche con il gruppo di Id, che comprende Le Pen a Alternative far Deutschland. Che ne pensa?
«Sì a una forza alternativa alla sinistra, composta da liberali, popolari e conservatori. Ma io un’alleanza con Afd o con Marine Le Pen non la farei, anche perché hanno avuto atteggiamenti punitivi nei confronti dell’Italia. Salvini, entrando nel governo Draghi, ha cominciato un percorso europeista che non è quello degli altri componenti di Id, il gruppo di cui la Lega fa parte. Toccherà a lui fare delle scelte».
Domani tornate a parlare di amministrative. Fdi, anche se non ufficialmente, a Roma sostiene Michetti. Chi è il vostro candidato?
«Il discorso è semplice. Andiamo su un candidati civico se questi, come Maresca a Napoli e Damilano a Torino, è molto conosciuto in città e competitivo. Altrimenti puntiamo su un politico: cioè Maurizio Gasparri». Repubblica