“Quella cabina aveva problemi da un mese o un mese e mezzo” e per cercare di risolverli sono stati effettuati “almeno due interventi tecnici”. Ad ammetterlo durante l’interrogatorio di ieri sera, come apprende l’ANSA, è stato Gabriele Tadini, il capo servizio responsabile del funzionamento della Funivia del Mottarone fermato nella notte per l’incidente nel quale sono morte 14 persone.
Le ammissioni di Tadini davanti al Procuratore di Verbania, Olimpia Bossi e al pm Laura Carrera, che coordinano le indagini condotte dai carabinieri.
La svolta è arrivata quasi all’alba, dopo una notte di interrogatori serrati e, a tratti, anche tesi e drammatici. A tre giorni dalla tragedia del Mottarone, il crollo della cabina della funivia in cui sono morte quattordici persone, tra cui due bimbi, ci sono tre fermati. Si tratta di Luigi Nerini, 56enne di Baveno (Verbania) proprietario della Ferrovie del Mottarone, il direttore dell’esercizio Enrico Perocchio e il capo servizio Gabriele Tadini. A disporre il fermo è stato il procuratore della Repubblica di Verbania, Olimpia Bossi, che con il pm Laura Carrera coordinano le indagini dei carabinieri, in seguito all’analisi della cabina precipitata e agli interrogatori. Nei confronti dei tre fermati, per i quali la procura di Verbania chiederà nelle prossime ore la convalida del fermo e la misura cautelare, è stato raccolto quello che il procuratore Olimpia Bossi definisce “un quadro fortemente indiziario”. L’analisi dei reperti ha infatti permesso di accertare che “la cabina precipitata presentava il sistema di emergenza dei freni manomesso”. Per gli inquirenti, il ‘forchettone’, ovvero il divaricatore che tiene distanti le ganasce dei freni che dovrebbero bloccare il cavo portante in caso di rottura del cavo trainane, non è stato rimosso. Un “gesto materialmente consapevole”, per “evitare disservizi e blocchi della funivia”, che da quando aveva ripreso servizio, presentava “anomalie”.
Potrebbero presto esserci nuovi indagati nell’inchiesta. Lo si apprende in ambienti legali. Gli inquirenti stanno infatti valutando la posizione di altre persone anche in vista della consulenza tecnica che verrà disposta con la forma dell’accertamento irripetibile.
“E’ stata una omissione consapevole“: il procuratore Bossi definisce così la decisione di inserire il forchettone nel freno di emergenza della funivia del Mottarone precipitata domenica provocando la morte di 14 persone. Quella di ovviare ai problemi dell’impianto, che continuava a fermarsi, è stata dunque secondo l’accusa una “scelta deliberata” delle tre persone per cui nella notte è stato disposto il fermo.
Il secondo ‘forchettone’, lo strumento che impediva l’entrata in funzione dei freni di emergenza della funivia del Mottarone, è stato trovato questa mattina nella zona dell’incidente. Si arricchisce dunque di un nuovo dettaglio l’indagine sulla tragedia di Stresa per la quale tre persone sono state fermate la scorsa notte.
“La notizia di questa mattina è un’ulteriore mazzata. Questa volta sappiamo che la tragedia si poteva evitare“. Così la sindaca di Stresa, Marcella Severino, commenta gli sviluppi dell’inchiesta sull’incidente alla funivia del Mottarone. “Il buono e il cattivo c’è ovunque, persone così spero ce ne siano pochissime”, aggiunge la prima cittadina che si è recata a Torino per far visita in ospedale al piccolo Eitan, il bambino unico sopravvissuto alla tragedia.
Si trovano dalle prime ore del giorno nel carcere di Verbania, in tre differenti celle per via delle misure anti Covid, Luigi Nerini, Enrico Perocchio e Gabriele Tadini, i tre fermati per la strage della funivia del Mottarone. Secondo quanto si apprende, i tre appaiono frastornati, ma tranquilli, come se non avessero ancora realizzato quanto accaduto.
Sull’impianto della funivia del Mottarone, “sono stati effettuati 2 interventi tecnici dalla azienda incaricata della manutenzione. Uno è del 3 maggio scorso e uno precedente”. Eppure questo non avrebbe “risolto il problema” e quindi si è deciso di “bypassare il problema” di disattivare il sistema di frenata di emergenza, ha spiegato il procuratore della Repubblica di Verbania Olimpia Bossi che stamani è ritornata sui 3 fermi eseguiti nella notte per l’incidente che domenica scorsa è costato la vita a 14 persone, tra cui due bimbi
Le tre persone fermate nella notte hanno “ammesso” di non aver attivato il freno volontariamente, secondo quanto riferito dal comandante provinciale dei carabinieri di Verbania, tenente colonnello Alberto Cicognani. “Il freno non è stato attivato volontariamente? Sì, sì, lo hanno ammesso”, dice l’ufficiale dell’Arma ai microfoni di Buongiorno Regione, su Rai Tre. “C’erano malfunzionamenti nella funivia, è stata chiamata la manutenzione, che non ha risolto il problema, o lo ha risolto solo in parte. Per evitare ulteriori interruzioni del servizio, hanno scelto di lasciare la ‘forchetta’, che impedisce al freno d’emergenza di entrare in funzione”.
“Verranno effettuati ulteriori sopralluoghi” sul luogo della tragedia del Mottarone per verificare “se per caso nell’impatto siano andate disperse” altre parti. Lo precisa il procuratore di Verbania Olimpia Bossi, che coordina le indagini sull’incidente in cui sono morte 14 persone. “Non parliamo di un secondo freno – spiega – sono questi forchettoni che sono composti da due parti. Mi pare difficile che qualcosa sia andato disperso perché è stata fatta una repertazione molto accurata, ma non posso escludere che sia nel bosco”.
“Credo che l’impianto, gestito dalla società, abbia plurimi dipendenti. Verificheremo se anche il personale sapeva, il che non significa che fosse una loro decisione” lasciare il forchettone che ha impedito al freno di emergenza di entrare in funzione. Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Verbania, Olimpia Bossi, ritornando sui fermi eseguiti nella notte nell’inchiesta sulla tragedia del Mottarone.
Entrata in funzione da circa un mese, dopo lo stop a causa della pandemia, la funivia del Mottarone “era da più giorni che viaggiava in quel modo e aveva fatto diversi viaggi“, precisa il procuratore. Interventi tecnici, per rimediare ai disservizi, erano stati “richiesti ed effettuati”, uno il 3 maggio, ma “non erano stati risolutivi e si è pensato di rimediare”. Così, “nella convinzione che mai si sarebbe potuto verificare una rottura del cavo, si è corso il rischio che ha purtroppo poi determinato l’esito fatale”, sottolinea il magistrato, che parla di “uno sviluppo consequenziale, molto grave e inquietante, agli accertamenti svolti”.
Le indagini non sono finite. E non solo perché, con l’intervento dei tecnici, sarà necessario confermare quanto emerso dai primi accertamenti. La procura di Verbania intende infatti “valutare eventuali posizioni di altre persone”.
Modificato il percorso del Giro d’Italia. “La direzione del 104/o Giro d’Italia di ciclismo – a seguito dei tragici eventi di domenica scorsa, che hanno coinvolto la funivia del Mottarone – e di concerto con il ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, la Regione Piemonte e le altre istituzioni interessate, ha deciso di modificare il percorso della 19/a tappa della corsa rosa, in programma venerdì”. Lo apprende l’ANSA. “Il nuovo percorso sarà di 166 km e la partenza verrà data da Abbiategrasso alle 12,35. L’arrivo è previsto sempre tra le 17 e le 17,30. Ansa