La Grecia festeggia i 200 anni della rivoluzione contro gli ottomani

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EPA/VLACHOS ALEXANDROS

Festeggiamenti al via sull’Acropoli di Atene, dove la soprano Anastasia Zannis ha intonato dal Partenone l’inno nazionale greco, chiamato ‘L’inno alla Libertà’: la Grecia apre così la festa nazionale del 25 marzo, che quest’anno segna i 200 anni dall’inizio della rivoluzione che portò all’indipendenza dall’impero ottomano, dopo quattro secoli di dominazione.

Accanto a Zannis, la guardia presidenziale – i caratteristici soldati in gonnella che vigilano sulla tomba del milite ignoto a piazza Syntagma – schierata per l’alzabandiera. Poi sorvoli di aerei, e proprio a Syntagma parate in abiti dei patrioti del 1821 alla presenza della presidente della Repubblica Katerina Sakellaropoulou e del premier Kyriakos Mitsotakis e di rappresentanti dei paesi che aiutarono i greci a conquistare la libertà: Francia, Gran Bretagna e Russia. 

Presenziano agli eventi – in scala molto minore rispetto ai piani del governo greco, causa pandemia da Covid – il principe Carlo e sua moglie Camilla, e il premier russo Mikhail Mishustin. Assente il presidente francese Emmanuel Macron, restato in patria per gestire la perdurante emergenza sanitaria.

Ispirati dalle rivoluzioni americana e francese, patrioti greci della diaspora fondarono nel 1814 a Odessa la Filikì Eteria (Società degli amici) un’organizzazione segreta presieduta da Alexandros Ypsilanti, che aveva come obbiettivo coordinare la lotta per l’indipendenza della Grecia. Ma a parte sporadici moti sostenuti dalla Società, anche in coordinamento con insorti nei Balcani, l’insurrezione partì solo il 25 marzo 1821, simbolicamente con la benedizione dei rivoltosi e della bandiera da parte del vescovo Germanos, nel monastero di Agias Lavras, a Kalàvrita nel Peloponneso, nel giorno dell’Annunciazione del calendario ortodosso.

Le rivolte anti-turche, che si diffusero rapidamente sotto la guida militare di Theodoros Kolokotronis, non ebbero però il successo sperato – la risposta ottomana fu particolarmente violenta, come nel caso del massacro degli abitanti di Chios nel 1822 – fino a quando le grandi potenze europee non decisero di scendere in campo. Momento di svolta fu la battaglia di Navarino del 1827, quando le navi francesi, britanniche e russe sbaragliarono la flotta turco-egiziana che intendeva schiacciare i rivoltosi. Con il trattato di Adrianopoli del 1829 venne sancita la fine della guerra e l’autonomia della Grecia, sotto il protettorato di Francia, Gran Bretagna e Russia.

L’indipendenza definitiva avvenne invece con il protocollo di Londra nel 1830, anche se molti territori della Grecia attuale sarebbero stati riconquistati solo successivamente. La lotta greca per l’indipendenza fu fonte di ispirazione per i patrioti italiani e poi per il Risorgimento: molti andarono a combattere con i greci, e caddero in combattimento. Come Giuseppe Tosi e Carlo Serassi, uccisi nel 1819 e sepolti ad Atene, o Santorre di Santarosa e Giuseppe Rosaroll. Ansa