Come tutti, abbiamo appreso della nomina della giornalista catanese Michela Giuffrida a nuovo portavoce politico ed istituzionale del presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci. Andiamo subito al nocciolo della questione: Giuffrida non è solo una giornalista (brava e competente, per carità), ma va specificato che è in tutto e per tutto un soggetto politico. Alle elezioni Europee del 2014 è stata eletta europarlamentare per il Pd, poi ricandidata nel 2019 e non rieletta. Stiamo parlando di una signora che nel 2017 sostenne il candidato presidente della Regione del Pd Fabrizio Micari, competitor di Musumeci risultato poi vincitore e attualmente in carica. Ciliegina sulla torta: oggi Michela Giuffrida risulta essere componente della Direzione Regionale del Pd in Sicilia: un ruolo di primo piano. Quindi, di ieri la nomina di Giuffrida a portavoce istituzionale di un presidente della Regione sostenuto da Forza Italia, Fratelli d’Italia e persino dalla Lega. Pur ritenendo Giuffrida una brava collega, la cosa sconcerta e disorienta sul piano politico, professionale ed anche umano: una componente del Partito democratico, una dirigente del partito in Sicilia – partito che all’Ars è all’opposizione di Musumeci – chiamata da quest’ultimo a fargli da megafono politico ed istituzionale, a curarne la comunicazione, i rapporti del governatore e del Governo con la stampa e dunque la propaganda. Davvero un paradosso senza precedenti.
Nello Musumeci non si riconosce più. E la nomina di ieri non sconcerta solo noi; sconcerta centinaia e forse migliaia di sostenitori dello stesso presidente, oltre che centinaia di donne e uomini appartenenti in primo luogo a #DiventeràBellissima (il movimento di Musumeci) che sono letteralmente increduli. Non lo scriviamo noi ma lo manifestano molti di loro in pubblico anche sui social ed altrettanti – lo assicuriamo – anche e soprattutto in privato. Una scelta totalmente incomprensibile. Di certo, dopo quest’ultima forte assunzione di responsabilità, in molti saranno quelli che alle prossime Regionali siciliane con ogni probabilità non sosterranno più un uomo che sul finire della sua legislatura ha deciso di farsi rappresentare con un ruolo di primo piano da un soggetto politico dichiaratamente avversario.