Covid: Governo Gb chiude tutte scuole elementari a Londra

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Londra.

Il Brasile ha superato i 7,7 milioni di casi di coronavirus: è quanto emerge dai conteggi dell’università americana Johns Hopkins, secondo cui nel Paese il bilancio dei contagi è attualmente a quota 7.700.578. Il Brasile è il terzo Paese al mondo con il maggior numero di infezioni (dopo gli Stati Uniti e l’India) ed il secondo per numero di morti (dopo gli Usa) con 195.411 vittime dall’inizio della pandemia.

Gli Stati Uniti hanno cominciato il nuovo anno con oltre 160.000 nuovi casi di coronavirus: è quanto emerge dai conteggi della Johns Hopkins University, secondo quanto riporta la Cnn. I dati indicano che nella giornata di ieri i contagi sono stati almeno 160.606, ed i morti almeno 2.051.

Nel complesso, ad oggi gli Usa registrano un totale di 20.135.305 infezioni, incluse 347.865 vittime.

Il governo britannico ha deciso che tutte le scuole elementari di Londra resteranno chiuse fino al 18 gennaio a causa dei numeri preoccupanti sulla diffusione del Covid-19 nella capitale. Ma il provvedimento del ministro all’Istruzione, Gavin Williamson, che i detrattori considerano una “imbarazzante conversione a U” rispetto alla decisione precedente di tenere chiuse fino al 18 solo le scuole delle aree più a rischio, non è sufficiente, secondo il principale sindacato degli insegnanti britannici. La National Education Union (Neu), riunito d’urgenza, chiede infatti la chiusura di tutte le scuole d’Inghilterra.

Mary Bousted, segretaria del Neu, ha dichiarato – ripresa dai media, fra cui il Guardian – che il governo deve chiudere tutte le scuole in Inghilterra, sul modello di quanto fatto in Scozia, Galles e Irlanda del Nord, prima che l’infezione vada “fuori controllo”. “Se si consente che le condizioni peggiorino – ha detto Bousted – alla fine si dovrà chiudere più a lungo”. Approvazione per il provvedimento del governo arriva dal sindaco di Londra, Sadiq Khan, secondo cui il governo ha “finalmente fatto una cosa sensata e compiuto una conversione a U” sulla decisione precedente, allargando la chiusura a tutta la capitale.

La Corea del Sud ha esteso a livello nazionale il limite di cinque persone per gli assembramenti pubblici nel tentativo di contrastare un’impennata dei casi di coronavirus: la misura, che già interessava la capitale Seul, resterà in vigore fino al 17 gennaio. Nel frattempo, l’Agenzia nazionale per il controllo e la prevenzione delle malattie (KDCA) ha reso noto che ieri i nuovi casi di contagio sono stati 824, di cui 788 trasmessi a livello locale. Dall’inizio della pandemia nel Paese sono state registrate 62.593 infezioni e almeno 942 persone sono morte a causa del virus. 

A partire da lunedì prossimo il Venezuela, nell’ambito delle misure di contrasto della pandemia da coronavirus, tornerà allo schema 7+7 di sette giorni di quarantena rigida e di altri sette di misure più flessibili. Lo ha annunciato via Twitter la vicepresidente esecutiva venezuelana, Delcy Rodríguez. Per il mese di dicembre il presidente Nicolás Maduro aveva autorizzato l’introduzione di una flessibilizzazione delle misure “ampia e sicura”, ma negli ultimi giorni le statistiche del ministero della Salute hanno mostrato un aumento dei casi e quindi la necessità di tornare a misure più rigide. “Dopo aver esaminato i risultati epidemiologici della flessibilizzazione di dicembre – ha chiarito Rodríguez – il capo dello Stato ha deciso di tornare allo schema 7+7 con l’avvio di una quarantena rigida a partire da lunedì e fino al 10 gennaio”. Nella settimana di rigidità delle misure, il governo autorizza soltanto l’attivazione di settori essenziali quali l’alimentare, la salute, i trasporti e la sicurezza. Per quanto riguarda il problema dell’immunizzazione della popolazione dal Covid-19, il 29 dicembre scorso Maduro ha annunciato la firma di un contratto con la Russia per l’acquisizione di dosi del vaccino Sputnik V sufficienti per trattare dieci milioni di persone. Secondo le statistiche ufficiali, il Venezuela ha chiuso il 2020 con un totale, da marzo, di 113.558 contagi e 1.028 morti. Ansa