“Il quadro epidemiologico nazionale ed europeo appare particolarmente critico: la pandemia corre inesorabilmnente e impetuosamente in tutto il contintente“. Così Giuseppe Conte giustifica la nascita dell’ennesimo Dpcm, che nelle prossime ore dovrebbe apportare ulteriori limitazioni alle libertà degli italiani.
Si ritiene necessario varare un nuovo decreto poiché “la situazione impone misure ancora più dure“. Le decisioni verranno prese considerando che nelle ultime settimane l’incremento di casi di positività al Coronavirus è stato di 150 contagi per ogni 100mila abitanti e anche nel nostro Paese la situazione sarebbe in peggioramento: “La recrudescenza ha condotto a una moltiplicazione significativa dei contagi“. Tuttavia il premier ha voluto sottolineare che il contesto è diverso da quello della scorsa primavera: “Oggi fino al 95% delle persone presenta sintomi lievi“.
Dunque a suo giudizio è evidente come sia “rilevante” la diversità rispetto a marzo, rispetto alla prima ondata che ha travolto l’Italia. Attualmente lo 0,5% dei contagiati, pari a 1.939, è in terapia intensiva contro il 6,7% della prima ondata. Oltre il 65% delle persone è asintomatica o paucisintomatica. Il presidente del Consiglio, dopo un ulteriore interlocuzione con i presidenti delle Camere, ha chiesto di poter anticipare a oggi le comunicazioni che erano previste per mercoledì per consentire al Parlamento di esprimersi “prima di adottare il provvedimento“. Contestualmente ha esplicitato la propria disponibilità “ad accogliere i rilievi che arriveranno“. E ha colto l’occasione per tendere la mano al centrodestra, ribadendo la volontà di istituire un tavolo di confronto permanente con le opposizioni. Da Berlusconi, Meloni e Salvini è arrivato un secco no, ma Conte tiene ancora aperta una porta: “Se ci fossero ripensamenti, la proposta del governo rimane immutata“.
Il nuovo Dpcm, che verrà varato entro mercoledì, conterrà misure restrittive che saranno “differenziate a seconda dei livelli di contagi nei territori“, con interventi vagliati “a seconda della soglia di criticità” e basati su vari parametri. Per attuare nuove misure è stata scelta la strada della prudenza, sposando l’idea di eseguire una specifica strategia per contenere la diffusione del Covid-19: “Questa strategia va modulata a seconda della situazione delle Regioni“. Da qui l’annuncio della imminente introduzione di un regime differenziato sulla base dei differenti scenari regionali: “Dobbiamo intervenire con massima attenzione per nuove misure più restrittive con una strategia contenitiva, va modulata sui territori in base alle criticità dei territori“.
L’Rt nazionale è a 1,7 ma in alcune Regioni il dato è superiore. “Esiste un’alta probabilità che 15 Regioni superino le soglie critiche nelle aree delle terapie intensive e delle aree mediche nel prossimo mese“, ha avverito. Verranno indicate 3 aree con tre scenari di rischio con misure via via più restrittive: “L’appartenenza all’una o altra area dipenderà esclusivamente dal coefficiente di rischio di quel territorio. L’inserimento di una Regione avverrà con un’ordinanza del ministro della Salute, e sempre con ordinanza del Ministero sarà possibile entrare e uscire da un’area“. Nei giorni scorsi i dati diffusi dall’Istituto superiore di sanità hanno individuato 11 Regioni che preoccupano maggiormente: Abruzzo, Basilicata, Veneto, Liguria, Val D’Aosta, Calabria, Lombardia, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana. In altre 8 Regioni invece, benché la gravità non sia così elevata, è comunque ben al di sopra della soglia di allarme: Campania, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Molise, Umbria e nelle Province autonome di Bolzano e Trento.
“Limiti agli spostamenti”
Conte poi, nel corso del suo intervento alla Camera, ha parlato di quelle che potrebbero essere le nuove norme contenute nel Dpcm. “La priorità è la difesa umana della salute. Siamo consapevoli del senso di smarrimento e della rabbia dei cittadini. Non vi può essere alcun dilemma tra la protezione della difesa della salute e la difesa dell’economia“, ha sottolineato. Durante le comunicazioni in Aula sulla situazione epidemiologica e sulle misure per fronteggiare l’emergenza da Coronavirus ha informato dell’ipotesi di chiudere i centri commerciali nei festivi e prefestivi, ad eccezione delle farmacie e parafarmacie, negozi e generali alimentari, tabacchi ed edicole che sono all’interno di questi centri commerciali.
Tra le misure che il governo adotterà nelle prossime ore a livello nazionale si configura anche la possibilità per le scuole secondarie di secondo grado di passare anche alla didattica distanza, “sperando si tratti di una misura temporanea“. Spunta l’opzione dell’autocertificazione per gli spostamenti necessari per comprovata esigenza tra le Regioni, della riduzione del trasporto pubblico locale al 50% e dell’adozione di “limiti alla circolazione delle persone nella fascia serale più tarda“. IlGiornale