
Piazza San Pietro in Vaticano.
Con la stessa franchezza con cui, attirandomi anche qualche critica, ieri ho cercato di precisare i termini delle reali affermazioni di Papa Francesco (a cui, se gli fossi vicino, avrei da un pezzo suggerito di evitare le interviste), oggi sottolineo che il silenzio dei media vaticani è imbarazzante. Perché se è vero, come ho scritto e ripeto, che la centralità antropologica della famiglia non sarà mai in discussione quali che siano le parole di un Papa, è parimenti vero che i fedeli hanno il pieno diritto – a proposito di diritti – a non essere confusi. E nell’era della comunicazione, davanti ad una notizia, un silenzio è una conferma. Se qualcuno mi dà del delinquente, tanto per fare un esempio, io non taccio perché tanto so che gli amici sanno che non è vero: gli rispondo per le rime, considerando la querela.
Ragion per cui non si capisce il motivo per cui oggi dal Vaticano, dinanzi a fiumi di menzogne, non sia arrivata mezza smentita. O forse il motivo si intuisce, e conviene scacciarlo subito dalla mente, perché fa davvero male. Detto questo, ai miei due lettori, per quel che vale, ricordo qualora ve ne fosse bisogno che la mia posizione – pur nel rispetto della dignità e dei diritti individuali di ognuno – resta quella di promozione dell’unica vera famiglia e di rigetto di ogni tipo di riconoscimento di unioni che possa correre il rischio, anche remoto, di un immediato o futuro accostamento a quella matrimoniale. Suggerisco, in proposito, la lettura delle Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, documento del 2003 della Congregazione della Dottrina della Fede di insuperata limpidezza.
Rispetto invece alla situazione della Chiesa, mi riesce difficile non ripensare, con il brivido che si sperimenta davanti ad una profezia che va adempiendosi, alle parole di Papa Paolo VI rivolte nel 1977 al filosofo Jean Guitton: «Siamo prossimi alla fine? Ciò che mi colpisce, quando considero il mondo cattolico, è che all’interno del cattolicesimo sembra talvolta predominare un pensiero di tipo non cattolico, e può avvenire che questo pensiero non cattolico all’interno del cattolicesimo diventi domani il più forte. Ma esso non rappresenterà mai il pensiero della Chiesa». Sono parole terribili – cosa c’è di più spaventoso di un pensiero non cattolico dominante all’interno del cattolicesimo? -, ma sono anche parole di speranza dato che, per quanto sia impetuoso, il nuovo vento culturale «non rappresenterà mai il pensiero della Chiesa». Si tratta quindi di restare lucidi, nonostante i silenzi che pesano.