Cinque domande sulle vittime. Chi sono i morti col virus

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Nella maggioranza dei casi le persone che hanno contratto il coronavirus guariscono senza particolari cure o ricoveri. Il tasso di letalità del Covid-19, in Italia, si aggira intorno al 3,8% anche se questa cifra, detta così, ci dice ben poco dei deceduti. 

Certo, la guardia deve restare alta, altissima. Ma dopo aver analizzato ai raggi X le vittime del virus si può e si deve fare una distinzione tra i “i morti di coronavirus” e “le morti legate al coronavirus”.

Da questo punto di vista ci viene in soccorso l’identikit fornito dall’Istituto superiore di Sanità (Iss) di 105 persone decedute fino allo scorso 4 marzo 2020. Leggerlo è molto utile perché ci consente di spiegare quale siano le persone più esposte a rischio e, più in generale, ci consente di fare il punto della situazione sulle vittime fin qui accertate.

Che età hanno le vittime del coronavirus?

L’età media dei pazienti deceduti è di 81 anni. Come sottolinea Il Corriere della Sera rifacendosi all’Iss, ci sono 20 anni di differenza tra l’età media dei deceduti e quella dei pazienti positivi al Covid-19.

Il numero più alto di decessi, il 42,2%, si colloca nella fascia di età compresa tra gli 80 e gli 89 anni. A seguire troviamo un 32,4% di morti situati a cavallo tra i 70 e i 79 anni. L’8,4% riguarda la parentesi 60-69 anni mentre il 2,8% quella tra 50 e 59. Infine, tra gli over 90, la percentuale si attesta al 14,1%.

Qual è il loro sesso?

La maggior parte delle vittime risultate positive al coronavirus sono per lo più uomini. Da questo punto di vista emerge una tendenza: le donne decedute dopo aver contratto il virus hanno un’età più alta degli uomini. L’età mediana per il gentil sesso è di 83,4 anni; per gli uomini di 79,9.

Quante e quali patologie preesistenti avevano?

Più di due terzi dei pazienti morti con il coronavirus doveva fare i conti con tre o più patologie pregresse. La media è di 3,4.

Scendendo nel dettaglio, il 15,5% del campione preso in esame non aveva patologie o una soltanto; il 18,3% ne presentava due; il 67,2% tre o un numero superiore. Tra le patologie, l’ipertensione va per la maggiore con il 74,6% quindi troviamo cardiopatia ischemica (70,4%) e diabete mellito (33,8).

È alto il rischio di morire?

Il commissario straordinario per l’emergenza coronavirus, Angelo Borrelli, ha spiegato che la percentuale dei guariti ammonta al 10,7% del totale di coloro che hanno contratto l’agente patogeno; i deceduti il 3,8%.

Tornando alle vittime, nella maggioranza dei casi stiamo parlando di organismi non abbastanza forti per reagire adeguatamente ai sintomi provocati dalla malattia. Si può dire che il coronavirus è stata una concausa del decesso e non la causa principale della morte. In altre parole il Covid-19 ha indebolito un corpo già fragile per via di malattie preesistenti, come tumori, diabete e altro ancora.

Come proteggersi e cosa fare se abbiamo il coronavirus?

Se abbiamo più di 75 anni, o 65 non in buona salute, è consigliabile restare in casa per un po’ di tempo, almeno fino a quando l’emergenza non sarà passata. Per limitare il rischio contagio è bene non toccarsi naso, occhi e bocca con mani nono igienizzate. È fondamentale lavarsi spesso le mani (nel modo giusto, almeno 20 secondi con acqua e sapone) e mantenersi a distanza da chi tossisce o starnutisce.

Chi sospetta di aver contratto il coronavirus ha di fronte a sé due strade. La prima: telefonare al proprio medico di base, segnalare i sintomi e spiegargli la propria situazione (se siamo stati in aree particolari o a contatto con persone contagiate). In base alle risposte il medico consiglierà i prossimi step, compreso il trasferimento del paziente in ospedale. La seconda: chiamare il numero di emergenza attivo in ogni regione. Risponderanno operatori capaci di dare informazioni e avviare procedure personali nei casi opportuni.