Dopo il vespaio mediatico sul crocifisso in classe e le contestazioni per certe proposte avanzate «di slancio» – dalla tassazione delle merendine, alla giustificazione delle assenze «per manifestazione» – sul ministro dell’istruzione, Lorenzo Fioramonti (M5S), si è abbattuto giovedì il polverone sollevato da un articolo del Giornale, che ha passato in rassegna vecchi post pubblicati sui social, con offese, tra gli altri, a Silvio Berlusconi, a Daniela Santanché e alle forze di polizia, che accusa di essere «un corpo di guardia del potere».
La scuola inglese
Poi, a fine giornata, è spuntato un nuovo filone: l’accusa di «antinazionalismo» per aver scelto per il figlio una scuola inglese: «Un ministro che crede in maniera forte al sistema italiano e nell’Italia», ha commentato, ironico, il deputato capogruppo di FdI in commissione Cultura e responsabile Cultura del partito, Federico Mollicone. Che ha chiesto al premier Conte di «rimuovere» il ministro: «Chi disprezza la lingua italiana non può rappresentare l’istruzione italiana. Auspichiamo, se confermata la notizia, le sue dimissioni: Fioramonti go home». Il nodo sta in un test di italiano che il ministro (all’epoca era viceministro all’Istruzione) – insieme alla moglie straniera – avrebbe scelto di non far sostenere al ragazzo. La vicepreside, interpellata, ha spiegato: «Il bimbo, venendo dal Sudafrica, non parla bene l’italiano. Oggi quel bambino frequenta un’altra scuola». In ogni caso, aggiunge, il bambino «ha frequentato la lezione di italiano per un certo numero di ore con una maestra che è andata in pensione quest’anno. Poi, siccome aveva un po’ di difficoltà, è stato scelto di non fargli fare l’esame, che del resto non è obbligatorio».
«Turbato»
Agli attacchi il ministro ha risposto con un lungo post su Facebook, in cui si è detto «turbato, da padre e da cittadino. Non pensavo che vivere molti anni all’estero lavorando duro potesse essere usato contro di me». «Tra l’altro – scrive Fioramonti – mi chiedo come sia possibile che dati sensibili rispetto alla presenza di un minore in una scuola siano reperibili. Formulerò un esposto al garante della privacy, da privato cittadino e non da Ministro, per tutelare non solo il diritto alla riservatezza di mio figlio ma quello di ogni genitore a poter crescere ed educare i propri figli senza che la loro vita venga gettata in pasto ai giornali».
Dimissioni
Ma per tutto il giorno, intanto, è proseguita la mobilitazione dei deputati di Forza Italia sui social per chiedere le dimissioni del ministro, utilizzando l’hashtag #FioramontiDimettiti che è entrato in tendenza nella top ten italiana. Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia ha definito «deliranti e ripugnanti» i post pubblicati dal Giornale, «nei quali Fioramonti inneggia alla morte dei carabinieri, vomita insulti sessisti contro una donna impegnata in politica e ironizza sulla tragedia del terremoto dell’Aquila». «Arroganza, demagogia, atteggiamento inqualificabile», tuona Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia. E Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega al Senato condanna «senza se e senza ma» gli insulti e le offese e le parole cariche di odio.
Le offese
Anche Daniela Santanchè ha chiesto a Fioramonti «dimissioni immediate». È una violenza nei miei confronti inaudita e mi auguro che tutte le donne, non solo di destra ma soprattutto del Pd e del Movimento 5 Stelle facciano sentire forte e chiara la loro voce», ha detto la senatrice FdI, che all’epoca (gli insulti scritti suoi social risalgono al 2013) faceva parte del Popolo della Libertà. I fatti risalgono – ricostruisce Il Giornale, al maggio del 2013, quando, in occasione di una puntata di Servizio Pubblico di Michele Santoro dedicata al processo Ruby e alle vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi, Fioramonti prese di mira Daniela Santanché, ospite del talk show. Scrisse quella sera: «Questa signora, che straripa di chirurgia plastica dai pori della pelle, continua a dire che lei “da donna” non si sente offesa dal comportamento di Berlusconi e continua a sputare c……. Ma quale donna! Ma che donna! Un personaggio raccapricciante e disgustoso». E nel 2009, prosegue Il Giornale, Fioramonti condivideva un articolo dal titolo «Berlusconi Porta Sfiga», articolo che aveva come immagine al suo interno una foto del terremoto de L’Aquila con l’ex premier in sopralluogo tra le macerie».
Gli alleati
Anche nel Partito democratico, alleato di governo del M5s di cui Fioramonti fa parte, la dem Valeria Fedeli sostiene che il ministro dell’Istruzione «debba spiegare al più presto». «Il linguaggio d’odio, sessista, violento non è mai accettabile – sottolinea Fedeli – ma quando viene utilizzato da chi si è assunto responsabilità importanti nei confronti del Paese e in particolare dell’istruzione, educazione e formazione delle nostre ragazze e ragazzi, è ancora più grave».
«Ho già chiesto scusa»
Fioramonti ha risposto nel lungo post: «Oggi non si attacca il mio lavoro, fatto di intese coi sindacati per garantire la didattica, eliminare il precariato, rilanciare l’edilizia scolastica e battersi per maggiori risorse in un settore bistrattato da decenni, ma le mie opinioni di anni fa, scritte sulla mia pagina privata, di getto, e con toni di cui ovviamente non vado fiero (e per cui ho già chiesto scusa alla diretta interessata in forma personale)». «Essere oggetto di pressione mediatica fa parte del ruolo, e lo capisco – conclude Fioramonti -. C’è però un limite da non valicare»
Corrieredellasera