, di aver «tradito il suo giuramento, tradito la sicurezza nazionale e tradito l’integrità del processo elettorale. Nessuno è al di sopra della legge». È una svolta cruciale per la politica americana. Il precedente più ravvicinato è quello di Bill Clinton, incriminato per aver mentito sul suo rapporto con Monica Lewinsky.
La Costituzione prevede che il presidente possa essere rimosso se colpevole di «tradimento, corruzione e altri gravi reati». La procedura è complessa. La House of Representatives, ora controllata dai democratici, decide a maggioranza se rinviare a giudizio, oppure no, il capo dello Stato. Ma il verdetto finale tocca al Senato, che invece è nelle mani dei repubblicani: per la condanna occorre il «sì» dei due terzi nell’Aula. Sulla carta, dunque, Trump non rischia di essere cacciato dalla Casa Bianca (anche Clinton si salvò in Senato).
«Impeachment per Trump, ha tradito il nostro Paese»: l’annuncio dei democratici
Ma è chiaro che «l’impeachment» eleva alla massima potenza lo scontro politico in un Paese già lacerato. L’indagine promossa da Nancy Pelosi partirà dalla telefonata del 25 luglio scorso tra Trump e il neopresidente ucraino Volodymyr Zelensky. Secondo la ricostruzione dei giornali, dal Washington Post al Wall Street Journal, il leader americano avrebbe chiesto per ben otto volte a Zelensky di riaprire un’inchiesta per corruzione sulla Burisma, un’azienda del gas nel cui consiglio di amministrazione sedeva, fino all’aprile del 2019, Hunter Biden. In cambio Trump avrebbe promesso lo sblocco di aiuti militari per circa 391 milioni di dollari, attesi dal governo ucraino per fronteggiare l’invasione dei russi nel Donbass. Trump, dopo diverse oscillazioni, ha replicato: al telefono si parlò di Biden e di corruzione, ma il presidente non ha fatto pressione sul governo di Kiev. «Il congelamento» delle forniture, ha spiegato Trump, serviva a spingere l’Unione Europea a sostenere gli sforzi di Kiev.
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