Italia patria dell’euroscetticismo. Chiedersi perché

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di Giuliano Guzzo

Orrore, siamo euroscettici. Peggio: i più euroscettici fra tutti, a spulciare l’Eurobarometro redatto dal Parlamento Europeo e riportato da Europa Today. Persino più degli inglesi:  nonostante la Brexit, il 54% dei britannici pare ancora convinto dei vantaggi dell’Ue e il 43% la vede in generale positivamente, mentre solo il 36% dei nostri connazionali guarda con favore l’Ue e il 21% la ritiene,  oibò, «una cosa cattiva». Come mai? Ci verrà spiegato, se non è già stato fatto, che il nostro euroscetticismo è il frutto avvelenato d’ignoranza misto a stagnazione economica, di corruzione privata e debito pubblico, del non voler capire che siamo messi male, sì, ma senza l’Europa – come viene impropriamente chiamata l’Ue – saremo messi peggio.

Il discorso è anzitutto economico, per cui mi tengo al largo da disquisizioni eminentemente bocconiane. Non fanno per me. Mi limito tuttavia a registrare che l’ipotesi degli italiani all’oscuro dei sommi benefici dell’Ue è, a ben vedere, abbastanza curiosa. Infatti abbiamo il presidente del Parlamento europeo (Tajani), quello della Bce (Draghi), e a Palazzo Chigi abbiamo avuto ex Commissari europei (Monti), addirittura un ex Presidente della Commissione europea (Prodi). Dunque il verbo eurofilo, ormai, dovremmo conoscerlo a menadito. Invece – e la prova definitiva l’avremo il 26 maggio, quando i sovranisti nostrani dovrebbero raccogliere consensi larghissimi – siamo dei capoccioni che guardano a questa Ue con sospetto. Il che alimenta un dubbio: e se l’euroscetticismo fosse solo eurorealismo?