Tutte garanzie «concesse nel rispetto della normativa in materia di aiuti di Stato» con la Ue.
Ma c’è di più: dato che Carige non ha superato i recenti stress test della Vigilanza, lo scorso novembre, il decreto legge appronta gli strumenti per consentirle di accedere su richiesta, alla «ricapitalizzazione precauzionale», ovvero al salvataggio da parte dello Stato, come è avvenuto con il Montepaschi. Costerebbe 1,2 miliardi. È una procedura consentita dalle direttive europee quando una banca non supera gli stress test negli «scenari avversi». Ma è una via impervia, dato che si dovrà trattare con la Commissione Europea, con esiti quanto mai incerti: la stessa richiesta non venne concessa a Popolare di Vicenza e Veneto Banca, che poi finirono in liquidazione.
Si tratta comunque di una sorta di clausola di salvaguardia, un’ipotesi «residuale», dicono fonti al lavoro sul dossier, che nessuno — né i commissari Pietro Modiano, Fabio Innocenzi e Raffaele Lener né il governo — vuole utilizzare. La garanzia dovrebbe essere sufficiente per far tornare Carige sul mercato.
Il decreto consentirà di «perseguire in piena sicurezza il processo di consolidamento patrimoniale e di rilancio delle attività», ha dichiarato il premier Giuseppe Conte in una nota. «Il decreto che tutela i risparmi dei cittadini che hanno scelto Carige», ha detto il vicepremier Luigi Di Maio.
Il governo interviene così in maniera decisa sulla banca ligure, travolta dal commissariamento — tecnicamente, una amministrazione straordinaria di tre mesi — su disposizione della Bce, dopo le dimissioni della maggioranza dei consiglieri, conseguenti alla bocciatura da parte del primo socio Malacalza Investimenti, dell’aumento di capitale da 400 milioni necessario per rimborsare un bond subordinato da 320 milioni sottoscritto d’urgenza a novembre dal sistema bancario. A intervenire è stato lo Schema Volontario del Fitd, che ieri ha aperto a una revisione del tasso di interesse, un 16% che pesa per 52 milioni all’anno.
I timori di Palazzo Chigi erano che l’incertezza sulla banca, che pure non ha attualmente problemi di capitale, potesse incidere sulla fiducia dei depositanti. Nelle intenzioni del governo, le misure consentiranno a Carige «di assumere le iniziative utili a preservare la stabilità e la coerenza del governo della società, completare il rafforzamento patrimoniale già avviato con l’intervento del Fitd, proseguire nella riduzione dei crediti deteriorati e perseguire un’operazione di aggregazione che consenta il rilancio della banca, a beneficio della clientela». Si parla con insistenza di un interesse di Unicredit, ma anche di Ubi o di un gruppo estero presente in Italia come Credit Agricole.
I vertici della banca ieri hanno incontrato il ministro dell’Economia, Giovanni Tria e il direttore generale, Alessandro Rivera, che è anche il presidente della Sga, la bad bank pubblica che potrebbe rilevare parte dei 2,8 miliardi di crediti deteriorati di Carige. Anche dall’incontro con Tria sarebbe emersa l’opportunità di dare un segnale ai mercati, per evitare timori e incertezze. Ieri il quotidiano tedesco «Frankfurter Allgemeine Zeitung» suggeriva che Carige andasse fatta fallire. Già il solo parlarne fa male alla banca.