I carabinieri hanno eseguito misure cautelari nei confronti di dieci persone emesse dal gip del tribunale di Termini Imerese (7 ai domiciliari e 3 col divieto di dimora) accusate di associazione per delinquere, corruzione per esercizio della funzione, corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione di persona incaricata di un pubblico servizio, abuso d’ufficio, violazione di sepolcro, vilipendio di cadavere, occultamento di cadavere, distruzione, soppressione o sottrazione di cadavere, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, nonché violazione degli obblighi inerenti alla sorveglianza speciale.
Le indagini, sono state condotte da maggio 2017 ad aprile 2018 mediante attività tecniche ed acquisizioni documentali nel comune di Bagheria. I militari avrebbero scoperto una banda diretta da Pietro Mineo che lavora al cimitero comunale di Bagheria che controllava le tumulazioni e le estumulazioni per ottenere soldi in cambio dagli imprenditori delle pompe funebri. Sono stati registrati decine di delitti contro la pietà dei defunti, per liberare loculi nel del cimitero da destinare a salme “segnalate” dai corruttori. Nella stessa operazione sono indagate 34 persone tra cui dipendenti comunali e impresari di pompe funebri che operano a Bagheria.
Nel giro di vendita dei loculi sono coinvolti anche due soggetti riconducibili alla famiglia mafiosa di Bagheria che si incontravano in una delle principali agenzie funebri del comune. Nell’operazione ‘Caronte’ sul racket della compravendita dei loculi nel cimitero di Bagheria (Pa) sono finiti ai domiciliari Pietro Mineo 54 anni di Casteldaccia; Natale Megna 51 anni di Bagheria; Santo Gagliano 49 anni di Bagheria; Cosimo Galioto 60 anni di Bagheria; Antonio Galioto 27 anni di Bagheria; Giacinto Tutino 63 anni di Bagheria; Vincenzo Graniti di 53 anni di Bagheria. Il divieto di dimora è stato disposto per Giovanni Fiorentino 50 anni di Casteldaccia, Gaetano Russo 49 anni di Marineo e Vincenzo Bologna.