di Alessandro Sallusti
L’organizzazione sequestrata, il capo – notizia di ieri – indagato per sequestro di persona aggravato. Non stiamo parlando della Banda Bassotti ma del primo partito italiano, la Lega, e del ministro dell’Interno, al secolo Matteo Salvini. A questo punto i casi sono due. O la Lega si arrende e viene dichiarata fuorilegge, oppure vanno internati i magistrati in quanto colpevoli di attentato alle istituzioni. La terza via, cioè quella di presentarsi al mondo come un Far West o un qualsiasi Paese sudamericano in balìa di pazzi non si addice, fosse solo per forma, a una delle più importanti democrazie occidentali.
Spero nella seconda ipotesi, cioè nella messa al bando di una certa magistratura (come ci spiega nel Giornale di oggi anche Carlo Nordio, uno dei più prestigiosi pm che abbiamo mai avuto), ma onestamente non ci scommetterei. E mi viene un dubbio. Forse non è un caso che la Lega sia rimasta l’ultimo – probabilmente imprevisto – ostacolo sulla piena e assoluta presa del potere da parte dei grillini, costretti oggi a mediare ogni loro assurdo progetto con ciò che resta del centrodestra. E non è un mistero che l’ala della magistratura più ideologica (e potente) sia molto vicina ai Cinquestelle, a partire dal famigerato e giustizialista Piercamillo Davigo e dall’eroe antimafia Nino Di Matteo. Fino a che la Lega era un socio di minoranza si poteva fare buon viso a cattiva sorte. Ma ora che tutti i sondaggi danno per certo il sorpasso del partito di Salvini su quello di Di Maio, la faccenda si complica e il progetto Cinquestelle si indebolisce assai.