Quanto vale, nel cinismo della lotta politica, una coltellata quasi mortale al più polemico dei candidati presidenziali? Il realismo lascia il posto alle emozioni in Brasile, mentre Jair Bolsonaro sta meglio ma non è ancora del tutto fuori pericolo dopo l’attentato subìto durante un bagno di folla a Juiz de Fora. Il prossimo sondaggio, lunedì, potrà confermare quella che al momento è soltanto una sensazione: il candidato di estrema destra (attualmente accreditato di un 22-23% dei consensi) potrebbe fare un ulteriore balzo in avanti consolidando il primo posto con largo distacco. Dovrebbe farsi sentire, insomma, la spinta dell’emozione per un episodio inedito nel Brasile democratico, e che soprattutto è stato visto dal Paese intero in tutta la sua crudezza minuti dopo, dai cellulari alla tv. Bolsonaro è passato per un intervento chirurgico piuttosto complesso, a causa di una perforazione intestinale con vasta emorragia, condizione che non consente ancora ai medici di sciogliere la prognosi. L’ex militare ha comunque voluto registrare un messaggio video dal suo letto e poi chiesto di essere trasferito in un ospedale di eccellenza a San Paolo, con un jet attrezzato per pazienti in terapia intensiva.
Al primo turno delle presidenziali manca esattamente un mese e la campagna elettorale più incerta della storia entra nel vivo. La candidatura Lula è ufficialmente saltata nelle stesse ore dell’attentato a Bolsonaro, dopo che l’ultimo ricorso dei suoi legali è andato a vuoto, quindi a partire da adesso lo scenario più probabile è quello di un ballottaggio tra il candidato di estrema destra e chi riuscirà a risalire dai livelli piuttosto modesti (tra il 7 e il 12% dei voti degli ultimi sondaggi) tra i rappresentanti delle forze più tradizionali.
«Soldato ferito, ma non abbattuto!». La macchina da guerra social di Bolsonaro — campione nazionale anche sulle fake news — si è ovviamente rimessa in moto all’istante. Scarica giusta indignazione ma anche frottole: l’attentatore si è rivelato un paranoico ossessionato dalla massoneria, piuttosto che il militante della sinistra o il simpatizzante di Lula che la destra ha subito voluto bollare come responsabile di un complotto per uccidere l’avversario politico avviato al trionfo. Certamente il muratore Adelio Bispo de Oliveira intendeva uccidere, per la forza e il tipo di coltello usato, e c’è il sospetto che non fosse solo. Ma la tesi dell’attentato politico non sta trovando finora riscontro. Mentre, proprio per il tipo di proposta politica di Bolsonaro, il dibattito sulla violenza è esploso al massimo. Poche ore prima dell’attentato di Juiz de Fora, l’ex capitano era in un comizio nello stato amazzonico dell’Acre simulando dal palco una sventagliata di mitra «a tutti i banditi del Pt», cioè il partito di Lula. Ed era soltanto l’ultima delle frequenti esternazioni legate alla sua passione per le armi e il diritto a farsi giustizia da soli. «Vittima in qualche modo di quanta violenza ha lui stesso seminato», ha detto l’ex Dilma Rousseff. Mentre i fan non hanno dubbi. Il suo candidato alla vicepresidenza, il generale a riposo Antonio Mourão, ha dichiarato che «l’autore dell’attentato è di sinistra». E attenzione, minaccia, «perché se vogliono usare la violenza per impedirci di vincere, i professionisti della violenza siamo noi».
Per almeno le prossime due settimane, tra ricovero e convalescenza, Bolsonaro non potrà fare campagna nelle strade o partecipare ai dibattiti tv. Sarà a tutti gli effetti un candidato virtuale, quasi quanto lo sarebbe stato Lula dalla sua cella di detenuto a Curitiba se fosse rimasto in corsa. Un banco di prova forse unico al mondo per misurare la reale importanza delle reti, rispetto ad una campagna elettorale classica.
Corrieredellasera