L’acronimo Leu alla fine andava pure bene. Certo, alle elezioni è finita piuttosto male (poco sopra il 3%), ma almeno “Liberi e Uguali” non nascondeva alcuna insidia una volta abbreviato per giornali e simboli elettorali.
La stessa cosa non può dirsi per l’ultima idea di Laura Boldrini, che invece rischia di trasformarsi in un simpatico autogol.
L’ex presidente della Camera, eccitata dalla manifestazione di piazza di Milano contro Orban e Salvini, ha lanciato il suo appello alle forze della sinistra per unirsi sotto un unico simbolo da presentare alle prossime elezioni europee. L’obiettivo è quello di far ritrovare ai vari Pd, Possibile, Leu, Articolo Uno e compagnia varia “temi importanti” con cui “ricominciare a costruire qualcosa di contemporaneo e capace di attrarre giovani”.
Il fatto è che l’acronimo “LUE” in ambito medico ricorda tutto tranne che piacevoli sensazioni. La Treccani spiega che il termine deriva dal latino lues, che significa “morbo, pestilenza, epidemia, contagio”. Nel linguaggio dei dottori e degli infermieri, invece, è sinonimo di sifilide, quella poco simpatica malattia che si trasmette sessualmente. E, per finire, in senso figurato la parola “ha usi analoghi a peste”, “calamità pubblica” e “sventura”. Nomen omen?