Catania, “ambulanza della morte”. A giudizio in due

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CATANIA, 30 AGO – La Procura di Catania ha chiesto il rinvio a giudizio dei barellieri Agatino Scalisi e di Garofalo Davide, entrambi di 33 anni, per omicidio volontario ed estorsione aggravata dal metodo mafioso nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta ‘ambulanza della morte’. Il Gip Giovanni Cariolo ha fissato l’udienza il prossimo 10 ottobre.

Un fermo immagine tratto dal video dei carabinieri di Catania ricostruisce l'inchiesta chiamata "Ambulanza della morte". Davide Garofalo, un barelliere di 42 anni è stato arrestato dai carabinieri della compagnia di Paternò, coordinata dalla Procura di Catania. Gli sono contestati tre omicidi volontari commessi, uno l'anno, dal 2014 al 2016, iniettando aria nelle vene di malati terminali mentre li stavano trasferendo dall'ospedale di Biancavilla a casa procurando loro la morte per embolia gassosa.Garofalo Avrebbe ucciso tre persone anziane e malate per potere poi offrire ai familiari i servizi a pagamento di onoranze funebri. ANSA/ UFFICIO STAMPA CARABINIERI +++EDITORIAL USE ONLY NO SALES NO ARCHIVE+++

Un fermo immagine tratto dal video dei carabinieri di Catania ricostruisce l’inchiesta chiamata “Ambulanza della morte”. Davide Garofalo, un barelliere di 42 anni è stato arrestato dai carabinieri della compagnia di Paternò, coordinata dalla Procura di Catania. Gli sono contestati tre omicidi volontari commessi, uno l’anno, dal 2014 al 2016, iniettando aria nelle vene di malati terminali mentre li stavano trasferendo dall’ospedale di Biancavilla a casa procurando loro la morte per embolia gassosa.Garofalo Avrebbe ucciso tre persone anziane e malate per potere poi offrire ai familiari i servizi a pagamento di onoranze funebri. ANSA/ UFFICIO STAMPA CARABINIERI +++EDITORIAL USE ONLY NO SALES NO ARCHIVE+++

La notizia, riportata dal quotidiano La Sicilia, è stata confermata da più fonti. Secondo l’accusa, tra il 2014 e il 2016, Garofalo avrebbe ucciso tre persone, Scalisi una. La tecnica, come rivelato da ‘Le Iene’, era quella di iniettare a pazienti terminali un’iniezione d’aria nelle vene, nel tragitto su ambulanze private dall’ospedale a casa, procurando il loro decesso per embolia gassosa e sostenendo che erano morti per cause naturali. Obiettivo guadagnare i 200-300 euro di ‘regalo’ che la famiglia gli avrebbe dato per la ‘vestizione’ della salma. Soldi che sarebbero stati poi divisi con i clan mafiosi di Biancavilla e Adrano. Sul caso hanno indagato i carabinieri.