L’Etna si è risvegliato. Dopo mesi di segnali che indicavano una graduale intensificazione dell’attività eruttiva, il vulcano attivo più alto d’Italia ha dato spettacolo la sera del 23 agosto con un’eruzione dal nuovo cratere di Sud-Est. Il fenomeno, confinato nella sommità del vulcano, è monitorato dall’Osservatorio Etneo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv).
Dopo il risveglio avvenuto in luglio, l’attività dell’Etna è ripresa con insolito vigore. Nel tardo pomeriggio del 23 agosto un repentino aumento dell’ampiezza del tremore vulcanico ha annunciato l’inizio di una debole attività esplosiva dalla cosiddetta “bocca della sella”, che si trova a metà fra il vecchio e il nuovo Cratere di Sud-Est. L’attività è rapidamente diventata quasi continua, con lanci di bombe laviche incandescenti fino a circa 150 metri sopra il cratere. Poi, verso le ore 20.30 della stessa giornata si è osservato un piccolo flusso di lava emesso da un’altra bocca del nuovo cratere di Sud-Est, quella che si trova sull’alto fianco orientale del cono: l’emissione di lava è stata accompagnata da sporadiche e deboli esplosioni.
Questo flusso si è lentamente allungato in direzione della Valle del Bove, rallentando dopo aver percorso poche centinaia di metri. Poco dopo è iniziato un trabocco di lava dalla “bocca della sella”, riversato sul fianco settentrionale del cono del Nuovo Cratere di Sud-Est. Nelle ore successive l’attività è andata avanti senza variazioni significative. All’alba del 24 agosto l’ampiezza del tremore vulcanico ha cominciato a diminuire leggermente e l’attività stromboliana risulta meno intensa. Il fenomeno eruttivo, rileva l’Ingv, è in evoluzione.