Matteo Salvini le ha provate tutte per cercare di convincere Forza Italia a sostenere la candidatura di Marcello Foa alla presidenza della Rai. Prima con una telefonata nella notte, che viene riferita come «burrascosa», con Antonio Tajani, vicepresidente del partito e in questa fase braccio destro di Silvio Berlusconi. Poi con un tentativo in extremis di moral suasion nei confronti dell‘ex premier: a quanto risulta al Corriere, il capo della Lega si sarebbe recato personalmente alle 8 del mattino all’ospedale San Raffaele di Milano per incontrare il leader azzurro, impegnato in un trattamento di ossigenazione del sangue, e spingerlo a far votare dai suoi membri della commissione di Vigilanza il nome dell’ex caporedattore del Giornale. Ma il tentativo è andato a vuoto: mezz’ora più tardi, a Palazzo San Macuto, Foa non ha raggiunto il numero di voti necessario per essere eletto: ha ottenuto 22 sì a fronte di un quorum di 27. I commissari forzisti, così come Pd e Leu, hanno deciso di non partecipare alla votazione, ad eccezione del presidente Alberto Barachini che però ha votato scheda bianca. Forza Italia ha dunque confermato quanto annunciato per tutta la giornata di martedì, ovvero che avrebbe espresso un voto negativo per il metodo utilizzato dalla maggioranza che non ha interpellato le opposizioni per la scelta del nuovo numero uno di Viale Mazzini (e in particolare in polemica con la Lega che non ha avuto riguardo per il partito di cui è alleata nelle Regioni e in tanti comuni e province d’Italia).
«Pronti al confronto»
Ma dopo avere tenuto il punto e dato un segnale al Carroccio, Forza Italia lascia intendere che il dialogo non è del tutto chiuso. «Forza Italia è sempre stata ed è sempre disponibile al confronto. E anche sulla Rai sarà disponibile a confrontarsi sul metodo e sui profili più adatti a ricoprire la carica di presidente – dicono in una nota le capogruppo di Camera e Senato, Mariastella Gelmini e Anna Maria Brenini -. Forza Italia nasce per cambiare il Paese ma non è con le violazioni delle regole democratiche o con le imposizioni e le forzature che si realizza il cambiamento. A guidare la nostra azione sono unicamente la lealtà e l’adesione totale al programma che gli italiani hanno votato il 4 marzo: quello è il cambiamento, non certo questa brutta copia che è al governo». Gelmini e Bernini respingono poi l’accusa di un asse creato con il Pd, proprio a partire dalle nomine della tv publica: «L’unico asse di cui siamo profondamente rammaricati è quello che si è creato in violazione della volontà popolare – e nello specifico in violazione dello spirito della legge sulla Rai – tra Lega e M5S Un asse che al governo sta provocando gravissimi danni al Paese». La Lega, al momento, non sarebbe comunque intenzionata a fare dietrofront sul nome di Foa.
Corrieredellasera