Tutti intorno a un tavolo, oggi, al Mise, a parlare del destino dell’Ilva. Ci saranno gli enti locali coinvolti, i sindacati, le organizzazioni datoriali, quelle ambientaliste e dei consumatori.
Un tavolo troppo affollato, per alcuni, che non consentirebbe un confronto serio rischiando di trasformare l’incontro – convocato dal ministro dello Sviluppo e del Lavoro e vicepremier Luigi Di Maio per presentare alle parti coinvolte l’integrazione al contratto con cui Arcelor Mittal, il gruppo franco-indiano futuro acquirente dell’acciaieria, si impegna a migliorare il capitolo occupazionale e ambientale del dossier – nell’ennesimo round interlocutorio. Almeno è questa l’accusa che si leva da più parti alla viglia dell’appuntamento di questa mattina alle 10 che il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, diserterà in polemica con quello che definisce il «dilettantismo spaccone» che Di Maio «spaccerà per trasparenza e democrazia, ma che in realtà è solo una sceneggiatura ben congegnata per coprire il vuoto di proposte e di coraggio». A non piacere è stata la decisione di allargare il confronto a ben 62 delegazioni. Un passo che il ministro rivendica («Per me hanno diritto a partecipare tutte le rappresentanze dei cittadini coinvolti. Il tavolo non è stato convocato per trasformarsi in un club privato dove si discute nell’oscurità»), ma che sorprende la stessa multinazionale. «La nostra società non era stata messa previamente al corrente di tale decisione, che quindi anche per noi è del tutto inattesa», fa sapere la Arcelor Mittal, dicendosi comunque «aperta al dialogo con tutti i portatori di interesse». Melucci, invece, promette battaglia: «Il ministro ripristini immediatamente un metodo corretto o il sindaco di Taranto ne trarrà le proprie considerazioni e preparerà ogni strumento legittimo per contrastare questa nuova farsa a danno della città».
Una vigilia ad alta tensione, dunque, per un appuntamento sul futuro dell’Ilva che si sperava determinante dopo i rilievi dell’Anac e la spada di Damocle dell’Avvocatura dello Stato che si deve pronunciare sull’eventuale annullamento dell’aggiudicazione. Anche i sindacati temono il rischio «passerella» che incombe sul tavolo istituzionale. «La convocazione di domani (oggi, ndr) mi sembra più un atto dovuto per dire che la riunione c’è stata che un confronto vero, mentre io mi auguro che il ministro capisca che il confronto è una cosa seria e non un riempitivo tra una cosa e l’altra. Non sono per escludere nessuno, sia chiaro, ma dico anche che verificare la rappresentatività di chi si invita mi pare serio», dice Marco Bentivogli, della Fim. La leader Fiom Francesca Re David pretende risposte «che facciano chiarezza sul percorso ancora da compiere» e si augura che quello di questa mattina non sia solo un incontro interlocutorio. Rocco Palombella, della Uilm, parla di «incontro decisivo» in cui verrà chiesto «di avviare da subito il confronto sul piano industriale e occupazionale». L’obiettivo del sindacato è quello di scongiurare il possibile annullamento della gara che potrebbe essere deciso dall’Avvocatura a fine mese.
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