Silvio Berlusconi è tornato alla Camera e si è trovato talmente bene che — dopo due ore di assemblea con i parlamentari azzurri, i sindaci e gli eletti nei consigli regionali per Forza Italia — ha «eletto domicilio» nello studio della vice presidente di Montecitorio Mara Carfagna. E anche lì con i fedelissimi — Antonio Tajani, Sestino Giacomoni, Giorgio Mulè, Anna Maria Bernini, Maria Stella Gelmini, Gregorio Fontana, Simone Baldelli, Stefania Prestigiacomo, Valentina Aprea, Annalisa Tartaglione ed altri — ha provato a dare la carica al partito perché tra i suoi auspici c’è, in cima alla lista, l’imminente implosione del governo giallo-verde: «L’azione del governo Conte è stata fin qui di assoluta mediocrità ed è destinata a peggiorare. Nel giro di alcuni mesi questo governo finirà. Ci troviamo al governo del Paese dei sessantottini in ritardo, con la stessa arroganza, con la stessa incultura e con la stessa violenza di allora».
«Salvini blocchi il decreto dignità»
Silvio Berlusconi torna in Parlamento per dare coraggio alle sue truppe. Dopo settimane di musi lunghi e di smarrimento, in casa di Forza Italia si vede finalmente qualche volto disteso. Ma il Cavaliere, che è uomo pratico soprattutto quando si tratta di fare i conti, ricorda subito di mettersi in regola con il pagamento delle quote «perché la politica costa». Da parte sua, comunque, anche in qualità di contribuente speciale c’è il tetto di legge dei 100 mila euro. «Salvini è un grande comunicatore e Di Maio è un brillante in tv ma non durerà, ne sono sicuro: è importante comunicare bene un buon prodotto per esaltarne le qualità, ma non serve a nulla comunicare bene un prodotto mediocre perché presto il pubblico se ne accorge». Tanto basta per galvanizzare i suoi che si spellano le mani quando Berlusconi punta dritto al cuore del governo Conte utilizzando l’ex «alleato»: «Salvini blocchi il decreto Dignità…». La risposta negativa di Salvini non si fa attendere e i due si incrociano pure (pare che gli staff ci abbiano messo lo zampino per facilitare l’incontro) sulle scale del palazzo dei gruppi ma il ghiaccio non si scioglie più tra i due (ex) alleati del centro destra. Eppure Berlusconi, insieme alla quasi certezza di una caduta imminente del governo Conte («C’è lo scoglio della legge di stabilità, ci sono troppe diversità tra Lega e M5S»), propone ai suoi uno scenario così articolato: 70% si va un governo di centrodestra, 30% si va a nuove elezioni.
Il nuovo progetto
Il vertice di Forza Italia ha fatto distribuire in sala spillette, gadget e opuscoli: segnali dell’ennesima ripartenza di ciò che rimane dello squadrone azzurro. «Io credo che la bolla del consenso che oggi accompagna i partiti di governo presto si sgonfierà e la politica ricomincerà a correre… Spero che la Lega se ne renda conto in tempo ricostituendo anche a livello nazionale quella alleanza di centrodestra che è la maggioranza naturale degli italiani», prova a dare la carica Berlusconi. Stavolta il progetto di rilancio del Cavaliere, che di recente ha affidato il restyling del partito ad Antonio Tajani e ad Adriano Galliani, si chiama «La nostra Italia, l’altra Italia» con un calendario di congressi comunali e provinciali promessi per settembre. Si tratta di ricostruire un partito provato dal risultato catastrofico del 4 marzo scorso e penalizzato ancor di più da tutti i sondaggi in circolazione. Ma Berlusconi sa usare parole magiche con i suoi: «Nuovo inizio», «Scesa in campo come nel ‘94». «Io — dice il Cavaliere prima di congedarsi dagli eletti di Forza Italia — sarò con voi in questa battaglia, sarò in campo. Perché la considero un dovere morale». Corriere