“Si parla tanto di immigrazione. Io sono nato in Italia, cresciuto in Italia e mai stato in Africa, purtroppo. È brutto avere la cittadinanza solo a 18 anni, da giovane per me sono stati gli anni più difficili. Non sono un politico, non è il mio campo, e lanciare un appello in Italia, per me, è complicato. Ma in questi casi penso che la legge debba essere cambiata. Sì, mi sento di lanciare un appello per questo”.
Mario Balotelli, centravanti ritrovato della Nazionale, torna a parlare dopo le tre partite degli azzurri del tema del razzismo, che lui sa anche sdrammatizzare: “Dove giocherò nella prossima stagione? Faccio una battuta. All’avvocato Rigo, che si occupa di questo, ho detto: lo sa Salvini dove giocherò”. Non si è fatta attendere la replica del ministro dell’Interno che, su Twitter, ha scritto: “Caro Mario, lo ‘ius soli’ non è la priorità mia né degli italiani. Buon lavoro, e divertiti, dietro al pallone”.
La sofferenza per il passato, ha raccontato Balotelli alla presentazione del libro “Demoni” di Alessandro Alciato (editore Vallardi), non si cancella: “Ma quando ero più piccolo la vedevo in modo differente, era molto più pesante. C’erano cose che ancora non capivo. Ora le so e provo a cercare un modo per cambiarle, anche se non è facile. Nella mia vita ci sono stati tanti razzisti, ma anche tanta ignoranza e paura della diversità. Piano piano cambiare si può. Siccome vedevo che ce l’avevano con me, dicevo, ma allora qualcosa ho: lo prendevo anche come un punto di forza. Adesso sono tornato in Nazionale perché mi hanno convocato. Maturato? L’ultima volta in Italia avevo 24 anni, ora 28: uno cresce. Sono diventato di nuovo papà da poco. Penso che l’importante della nuova società siano i bambini. Bisogna crescerli in un certo modo, con certe idee. Purtroppo sono gli adulti che creano i problemi. Io ho avuto la fortuna di avere due genitori che mi hanno fatto capire le cose, mi sono stati vicini. Altrimenti non sarei mai diventato un calciatore. Bisogna parlare con le persone. Essendo famoso, sento di dovere dare un esempio alle persone e ai miei figli. Tante cose che facevo a 18-19 anni non le faccio più. Avere avuto tante responsabilità a livello calcistico non mi ha mai pesato. Mancini è una persona fantastica. Ma se mi ha convocato, è perché lo merito. La maturazione sportiva viene fuori dal campo”.
Il libro “Demoni” racconta “tredici storie straordinarie di grandi protagonisti del mondo del calcio che hanno affrontato e vinto i propri demoni”. Nella galleria ci sono in ordine alfabetico, oltre a Balotelli, Buffon, Cassano, Coulibaly, Ibrahimovic, Kaladze, Mihajlovic, Pisacane, Quagliarella, Tilli Romero, Sacchi, Shevchenko e Verratti. Tutti hanno affrontato e superato, per ragioni diverse, momenti difficilissimi nella vita e sono diventati esempi per chi, meno famoso di loro, si è trovato e si trova in situazioni analoghe.