“Lasciamo a Conte l’onore e l’onere di proporre i nomi e i ruoli di chi si farà carico di realizzare quello che gli italiani aspettano”, ha spiegato il leader della Lega Matteo Salvini dopo la consultazione con il presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte.
Ma bisognerà aspettare il ritorno del premier incaricato al Quirinale per capire come si scioglierà la tensione tra il Colle e i partiti di maggioranza sul rebus della composizione del governo. Al momento sulla figura di Paolo Savona, indicato al Mef, restano le distanze. Lui stesso, interpellato dai giornalisti, ha detto: “Non ho nulla da dire, il silenzio oggi vale più del parlare”. Mentre sul fronte parlamentare Conte è entrato nel vivo degli incontri con i partiti, ricevendo un ‘no, grazie’ da LeU, Fdi, Pd e Fi ma – ovviamente – le rassicurazioni di Lega e M5s.
“E’ stata una giornata proficua da tutti i punti di vista”, ha detto Giuseppe Conte al termine delle consultazioni. Ed ha aggiunto: “Dedicherò l’intera giornata di domani ad elaborare una proposta da sottoporre a al presidente della Repubblica, i ministri che proporrò saranno politici, così come il sottoscritto, saranno persone che condividono obiettivi e programmi del governo del cambiamento e che avranno dato prova di poter adempiere alle funzioni pubbliche loro affidate con disciplina e onore”.
La giornata di consultazioni si avvia alla fine e culminerà nel primo incontro ufficiale tra il presidente del consiglio incaricato ed i soci di maggioranza Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Nel pomeriggio, dopo aver “incassato” 4 voti in più al Senato dai parlamentari M5S e Maie, Conte si è scontrato con l’opposizione più o meno garbata. “Non conoscevo Conte e ho trovato in lui un modo di trattare i temi in sintonia con il mio, da giurista”, apprezza l’ex presidente del Senato Pietro Grasso che, pur ribadendo la collocazione all’opposizione, ha riconosciuto a Conte di “tener conto dei trattati internazionali”.
No anche da Giorgia Meloni che però precisa che su temi come il controllo dell’immigrazione, l’aiuto per la natalità, la flat tax “ci saremo”. Non lascia margini invece il reggente del Pd Maurizio Martina, schierato “sul fronte alternativo” per un’opposizione “determinata, seria e responsabile”. E se lo spread, considerato da molti un termometro, tocca il picco a 195 punti, e l’Ue con il commissario agli affari economici Pierre Moscovici ribadisce “preoccupazioni tangibili, come mettere sotto controllo il debito che è alto”, nella stampa internazionale c’è anche chi non vede il nuovo governo come il fumo negli occhi. “Date una possibilità ai nuovi governanti italiani”, titola un commento nell’edizione online del Financial Times.
Le parole del leader del Carroccio pesano sui mercati facendo schizzare lo spread a sopra 190. Intanto arriva l’alert dal Quirinale. Dal Colle si puntualizza che il tema all’ordine del giorno non è quello di presunti veti ma, al contrario, quello dell’inammissibilità di diktat nei confronti del presidente del Consiglio e del presidente della Repubblica nell’esercizio delle funzioni che la Costituzione attribuisce a tutti due.
“Ma quale diktat? Piuttosto idee, proposte e suggerimenti…”, afferma Matteo Salvini interpellato sulla dichiarazione del Quirinale. “C’è un economista che rappresenta la volontà degli italiani di contare di più in Europa”, spiega Salvini che su un piano B sottolinea: “Abbiamo già il migliore a disposizione, Savona è la garanzia che l’Italia può sedersi ai tavoli da protagonista. Mi sfugge il perché si dovrebbe dire “no” a Savona”.