La fase di trattative per la formazione di un governo sembra oramai escludere la possibilità di un esecutivo che veda la partecipazione dell’intero centrodestra insieme al Movimento 5 Stelle. Non sappiamo se davvero il percorso sia chiuso o ci siano ulteriori possibilità. L’unica possibile, in quest’area, sarebbe lo sganciamento della Lega dalla coalizione e la sua alleanza con il M5S. Ma sembra un’ipotesi di difficile realizzazione. Anche perché Salvini ha forse più interesse a consolidare il suo ruolo nel centrodestra trasformando la leadership in un’annessione di parte rilevante dell’elettorato di Forza Italia. Ipotesi non peregrina, che avrebbe bisogno però di una nuova tornata elettorale. Di Maio invece è in una situazione più complessa, poiché da un lato non può non affermare la propria primazia, in quanto investito dal voto popolare (anche se, in un sistema sostanzialmente proporzionale, questo non è sufficiente), ma dall’altro lato si trova costretto a trattare pur non potendo fare un passo indietro rispetto alla propria candidatura alla premiership.
Concentrandoci sui due leader che hanno dato vita alle trattative di queste settimane, si trova un’ulteriore conferma dei segnali appena visti. L’apprezzamento di Salvini è sostanzialmente stabile, con qualche piccolissimo segnale di crescita, segno che nonostante le difficoltà, è riuscito a non scontentare i propri sostenitori. Di Maio segnala invece un decremento più significativo: il suo indice di apprezzamento era del 49 poco meno di un mese fa, oggi è sceso di sei punti collocandosi al 43, un punto sotto il leader della Lega, perdendo il primato. Analogo andamento si registra riguardo alle valutazioni dell’operato dei due partiti considerati vincitori del recente confronto elettorale. La Lega, proprio in quest’ultima settimana, segna un miglioramento di tre punti sull’indice di gradimento dell’operato, collocandosi al 44. Il Movimento 5 Stelle, analogamente a quanto accade al suo leader Di Maio, segna un calo, passando dal 51 di quattro settimane fa, all’attuale 45, sostanzialmente identico a quello della Lega. Sono piccoli segnali, da cui non si possono trarre indicazioni che facciano parlare di una tendenza consolidata. Ma se rimaniamo al breve arco di tempo che ha visto le consultazioni entrare nel vivo, non si può che concludere che Salvini ne esce meglio.