Ci aveva messo poco, Cécile Kyenge, a dare la patente di razzismo all’Italia. E con lei, in una gara di solidarietà, tutta la sinistra e dunque tutta la politica italiana, o quasi. Già, perché quanto accaduto nella sua casa assomigliava a un raid razzista. Si era parlato di scritte xenofobe sul muro del suo giardino. Ma pare non fosse vero. Le avevano – questo sì – imbrattato le pareti dello stesso giardino con degli escrementi.
E la Kyenge, su Facebook, aveva puntato il dito, lasciando chiaramente intendere che si trattasse di un atto razzista: “L’apparente rilievo politico del gesto squalifica chi l’ha compiuto e ci sentiamo nell’obbligo di ribadire che il mio impegno politico è finalizzato alla ricerca della concordia, della pace sociale che si ottiene attraverso la convivenza pacifica. Nonostante il carattere particolarmente abbietto del gesto, continuerò a lavorare per il trionfo dei valori dell’amore su quelli dell’odio”. E se l’ex ministro parla di “apparente rilievo politico” è evidente che il riferimento sia al razzismo.
Peccato però che ora si emersa tutta la verità. E il razzismo non sembra c’entrare affatto. Una banale lite tra vicini. Quanto accaduto giovedì scorso a Gaggio in Piano, provincia di Modena, non sarebbe dettato da ragioni di odio politico ma…dalla cacca del cane della Kyenge. Un residente della frazione, sotto anonimato e consapevole dell’errore commesso – ha infatti ammesso di aver lanciato l’escremento del cagnolino dell’ex ministro. Esasperato dalle feci della bestiola, che a suo dire non verrebbero raccolte, dopo essersi imbattuto sulla pubblica via nell’ennesimo “regalino” dell’animale ha risposto al fuoco lanciando la cacca nel cortile della Kyenge.