Blitz nella parrocchia di don Biancalani, arrestato un nigeriano per spaccio

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downloa000La Polizia di Stato di Pistoia, insieme al personale del Reparto Prevenzione Crimine “Toscana” e da unità cinofile provenienti da Bologna e Firenze, ha dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunaledi Pistoia Patrizia Martucci, su richiesta del pm titolare delle indagini, Linda Gambassi, nei confronti di tre nigeriani gravemente indiziati di spaccio di sostanze stupefacenti.

Le misure cautelari sono state emesse dopo le indagini svolte dalla Squadra Mobile attraverso l’acquisizione di tabulati telefonici e l’assunzione di informazioni da parte di persone che fanno uso di sostanze stupefacenti (eroina e marijuana) e che erano soliti acquistarle nei parchi di Pistoia.

Sono state eseguite anche perquisizioni domiciliari nei confronti dei destinatari delle misure. In particolare, uno dei soggetti è stato rintracciato alla parrocchia San Niccolò, in via di Raminidi cui è titolare il parrocodon Massimo Biancalani e dove è attivo un centro di assistenza stranieri gestito dall’Associazione Virgilio.

Nel corso della perquisizione nella stanza  del giovane nigeriano sono stati rinvenuti 2 grammi di marjuana, nascosti in un pacchetto di fazzolettini. Inoltre è stato perquisito anche un appartamento di via del Villone, dove sono stati rinvenuti 10 grammi di hashish e 2 grammi di marjuana. Pertanto si è proceduto a denunciare all’autorità giudiziaria anche l’affittuario dell’appartamento, un marocchino di 25 anni.

PARLA IL SACERDOTE – “È un ragazzo recidivo, che era già stato condannato qualche mese fa, sempre per spaccio di sostanze stupefacenti, io l’ho ripreso nella struttura per carità cristiana“. Così don Massimo Biancalani, sacerdote della parrocchia di Ramini e Vicofaro, dove gestisce due strutture di accoglienza ai migranti, commenta l’arresto di un ospite della sua struttura. “È l’unico ragazzo cattolico dei circa 80 presenti nelle nostre strutture di accoglienza – aggiunge – don Biancalani. La sua è una situazione difficile, è arrivato dal Biafra, dove viveva insieme alla nonna e alla sorella in condizioni di grande povertà. Non lo giustifico, ma lo capisco, la marijuana fa parte un po’ della loro cultura, probabilmente ne faceva uso anche prima di arrivare in Italia. Tengo a precisare che dalle mie strutture sono passati circa 150 migranti e solo due hanno avuto problemi con la giustizia proprio per spaccio di droga”.