Tutti nella lista di sorvegliati del primo livello, che in gergo vengono chiamati «attenzionati». I sospetti perquisiti in varie città legati al caso Halili rientrano nel bacino più ampio di potenziali jihadisti con pericolosità minore, che sarebbero almeno 1000 sul territorio nazionale. In mezzo vanno calcolati i 264 estremisti islamici espulsi dal 2015 per «motivi si sicurezza nazionale». Dall’inizio dell’anno sono 28, una media di oltre due alla settimana. A questi numeri della minaccia jihadista nel nostro paese bisogna sommare i 375 radicalizzati in carcere, che prima o dopo escono.
Per le feste pasquali è stato innalzato il livello di allerta soprattutto a Roma. Un allarme ribadito ieri dal ministro dell’Interno, Minniti: «Garantiremo la massima attenzione». Negli ultimi giorni la polizia ha effettuato controlli in alcuni stabili occupati e nel centro della capitale vige «una zona verde» dove non possono entrare i camion utilizzabili come arieti contro la folla. Attorno ai siti sensibili come San Pietro ed il Vaticano è stata rafforzata la sorveglianza. «La maggioranza dei segnalati come possibile minacce sono magrebini della Tunisia o del Marocco, ma non mancano estremisti balcanici annidati nel nostro paese» spiega una fonte dell’antiterrorismo al Giornale. La cosiddetta «spirale balcanica» trova radici soprattutto nel Nord Est ed in provincia. I magrebini sono presenti nelle grandi città da Milano, Torino, Roma, ma anche in centro e sud Italia. Uno degli uomini dell’anti terrorismo in prima linea spiega: «Il profilo di chi potrebbe farsi saltare in aria è la giovane età, poco più che ventenne, non integrato e contiguo alla criminalità con piccoli reati dallo spaccio ai furti». Il problema è che neppure i poco meno di 100 potenziali terroristi vengono controllati di continuo, a parte quelli soggetti ad indagini come Halili. Per una sorveglianza h 24 con intercettazioni, telecamere e pedinamenti ci vogliono una dozzina di uomini impegnati ogni giorno. Impossibile, con le attuali risorse, controllare il migliaio di potenziali jihadisti del secondo livello.
La relazione dei servizi segreti per il 2017 consegnata a febbraio al Parlamento è chiara: «Permane alto il livello della minaccia diffusa e puntiforme, e per ciò stesso tanto più imprevedibile. Si fa qui riferimento al pericolo rappresentato dagli estremisti homegrown, mossi da motivazioni e spinte autonome o pilotati da «registi del terrore».