Direzione Pd, Martina è reggente: “M5S e Lega governino”

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La direzione nazionale del Partito democratico ha approvato, a quanto si apprende, il documento finale che di fatto recepisce la relazione del vicesegretario Maurizio Martina. Nel voto finale ci sarebbero stati 7 astenuti, che dovrebbero, a quanto si apprende, far capo all’area Emiliano.

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Maurizio Martina, segretario reggente del Partito Democratico

Il presidente del Pd Matteo Orfini ha aperto con la lettura della lettera di dimissioni di Matteo Renzi. “La segreteria si presenta dimissionaria a questo appuntamento. Ma io credo sia importante che continui a lavorare insieme a me in queste settimane che ci separano dall’Assemblea. Con il vostro contributo – ha detto il vicesegretario Dem Maurizio Martina – cercherò di guidare il partito nei delicati passaggi interni e istituzionali a cui sarà chiamato. Lo farò con il massimo della collegialità e con il pieno coinvolgimento di tutti, maggioranza e minoranze, individuando subito insieme un luogo di coordinamento condiviso. Chiedo unità”. “Alle forze che hanno vinto diciamo – ha sottolineato – una cosa sola: ora non avete più alibi. Ora il tempo della propaganda è finito. Lo dico in particolare a Lega e Cinque Stelle: i cittadini vi hanno votato per governare, ora fatelo. Cari Di Maio e Salvini prendetevi le vostre responsabilità”.

C’è compiacimento per la direzione Pd di oggi da parte di Matteo Renzi, che ha ringraziato Orfini e Martina per il buon lavoro svolto. Lo apprende l’Ansa da fonti vicine all’ex segretario. Chi “oggi parla di attacchi” da parte di Renzi, affermano le stesse fonti, “non coglie nel segno: il Pd è unito e compatto sulla linea dell’opposizione e in attesa del congresso”.

“Abbiamo ricevuto una cartolina netta, chiara, dagli elettori – ha detto Graziano Delrio, a quanto si apprende, nel suo intervento in direzione Pd -. Noi staremo dove ci hanno messo gli elettori: all’opposizione“. Una opposizione “seria, responsabile, costruttiva”. “Quando il Paese si renderà conto che le promesse saranno irrealizzabili, gli elettori chiederanno conto”, afferma. “Le dimissioni di Matteo Renzi esempio di stile e coerenza politica. Dalla sconfitta il Pd saprà risollevarsi, con umiltà e coesione. Ora fiducia in Maurizio Martina“, ha scritto su Twitter il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, al termine della direzione.

“La collegialità è essenziale, non è una concessione ma un’assunzione di responsabilità – ha detto Andrea Orlando in direzione Pd chiedendo le dimissioni della segreteria –. Non capisco però il residuo di classe dirigente precedente, non perché parte di quelli o tutti non possano far parte di un percorso collegiale ma forse per far parte di una fase nuova questa evoluzione sarebbe necessaria”. “Non guardateci male se chiediamo qualche garanzia. L’ultima direzione ha creato un vulnus nei rapporti”, afferma.

“Io – scrive Renzi nella Enews  a poche dalla riunione – non mollo. Mi dimetto da segretario del Pd come è giusto fare dopo una sconfitta. Ma non molliamo, non lasceremo mai il futuro agli altri”. “Abbiamo perso una battaglia, ma non abbiamo perso la voglia di lottare per un mondo più giusto”, aggiunge: “Grazie per questi bellissimi anni di lavoro insieme. Il futuro prima o poi torna’. Il segretario, che, come confermano diverse fonti, non parteciperà, ha parlato in una intervista al Corriere ribadendo il no ad alleanze con “estremisti”. “La linea politica” sul governo “mi sembra chiara e peraltro molto condivisa dalla stragrande maggioranza di voi. Basta vedere le vostre numerosissime email”. Renzi rinvia alla sua intervista al Corriere della sera in cui ribadisce la linea dell’opposizione.

Orfini è un artista nel cambiare le regole a seconda delle opportunità di vittoria che ha la sua parte – ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, entrando nella sede del Pd per la direzione del partito –, siccome la sua parte ora ha possibilità di vittoria più contenute rispetto alle precedenti primarie, probabilmente ora vuole cambiare le regole, ma io penso sia impossibile, nel Pd, fare a meno delle primarie, anche perché il nuovo segretario deve avere la stessa legittimazione del segretario uscente: sarebbe un segretario di serie B se eletto in modo diverso”. “Una mia ricandidatura? Ci devo pensare ancora”, aggiunge.

Ora servono “collegialità e discontinuità” nella guida del Partito democratico. E’ la linea che emerge al termine di una riunione dell’area Orlando, che si è svolta alla Camera per fare il punto in vista della riunione della direzione. Dall’area di minoranza è emerso anche un richiamo alla necessità di svolgere un dibattito oggi in direzione: in ambienti della maggioranza si ipotizzava di chiudere la riunione dopo la relazione di Maurizio Martina, ma aprire una discussione dopo aver ascoltato il vicesegretario – sottolineano gli orlandiani – “è doveroso”. Ansa