Presidente Berlusconi, siete la prima coalizione, ma non avete vinto. È deluso dal risultato di Forza Italia, come se lo spiega?
«Non posso dire di essere totalmente deluso. Milioni di italiani mi hanno confermato ancora una volta la loro fiducia. Questo nonostante Forza Italia abbia corso privata del suo leader, costretto da anni, per effetto di una sentenza ingiusta, a non partecipare alle competizioni elettorali. Il voto di domenica scorsa non era un derby interno al centrodestra: il successo della coalizione è un dato politico importante, perché consentirà di cambiare le politiche con cui è stata governata l’Italia in questi anni e di realizzare i grandi impegni che in campagna elettorale avevamo assunto, dal taglio delle tasse al controllo dell’immigrazione, dal sostegno ai più deboli a un più forte impegno per la sicurezza dei cittadini».
Salvini ha appena fatto un’apertura alla sinistra che si può riconoscere in un governo a guida leghista. State facendo una corsa parallela con Di Maio?
«Sono convinto che l’Italia abbia bisogno di un governo al più presto e questo governo non può che essere espressione della coalizione che ha prevalso nelle elezioni. Questa coalizione siamo noi, non i 5 Stelle, nonostante abbiano ottenuto un risultato certamente positivo. Per farlo si dovranno trovare in Parlamento i numeri per governare. Mi auguro che ci saranno parlamentari e forze politiche responsabili e disponibili a questo».
L’elezione dei presidenti delle Camere sarà un passaggio cruciale, sembra che nel Pd qualcuno si sia già proposto a Di Maio. E voi? Avete nomi che possono coagulare una maggioranza?
«È evidente che i nomi dei presidenti delle due Camere debbano essere concordati in modo da raccogliere un consenso vasto fra gli schieramenti. Ma non possiamo fare della seconda e terza carica dello Stato una semplice merce di scambio per trovare dei numeri parlamentari. Io penso che si debbano proporre dei nomi autorevoli e su quelli cercare il voto di chiunque ci stia. Si tratta di figure di garanzia, che debbono raccogliere la stima di tutta l’Aula».
Lei ha detto che occorre rafforzare la coalizione di centrodestra, ma non ha riconosciuto l’exploit della Lega. Salvini ha il diritto di proporsi come leader e candidato premier?
«La Lega ha ottenuto un forte successo e ne sono felice, perché questo — insieme al risultato di Forza Italia — è stato determinante per portare la coalizione ad essere la prima formazione in Parlamento e nel Paese. Ora, nel rispetto pieno dei nostri accordi, sosterremo lealmente il tentativo di Salvini di creare un governo. Sono convinto che riuscirà: io da parte mia come leader di FI sono in campo per sostenerlo, per garantire la compattezza della coalizione e per mantenere i nostri impegni con gli elettori».
Renzi si è dimesso, ma non lascia subito. Ha fatto bene o male?
«Credo che il Pd debba in fretta ritrovare un’identità e un ruolo: una democrazia ha bisogno di un partito di sinistra moderno e democratico. D’altronde la sua crisi riflette quella delle sinistre in tutt’Europa, prive di idee per il 21° secolo. È un tema che va ben al di là del ruolo di Renzi, sulla cui posizione non tocca a me dare giudizi».
Il Paese ha bisogno di un governo ad ogni costo o è possibile che si torni al voto nel breve termine?
«Qualunque cosa è preferibile ad uno stallo prolungato o a soluzioni pasticciate. Però credo ci siano i margini per una soluzione coerente con il mandato che gli italiani hanno affidato al centrodestra. Il capo dello Stato ha davanti un compito difficile ma sono certo che saprà eseguirlo con l’equilibrio, la saggezza e il rigore costituzionale che gli riconosciamo».
Come spiega la spaccatura del Paese in due? Quali errori avete fatto?
«Non credo che questa lettura sia corretta. Forza Italia ha percentuali simili in tutto il Paese, più alte proprio nelle regioni meridionali. I 5 Stelle hanno ottenuto più voti, e soprattutto più seggi, al Sud perché il Pd in quelle aree ha perso di più. Questo ha consentito ai grillini di vincere nei collegi uninominali. È un risultato che è frutto della delusione e della rabbia per anni di governi della sinistra che hanno perso di vista i problemi del Mezzogiorno. Purtroppo questa protesta, con il centrodestra che ha giocato la partita con le mani legate per l’incandidabilità del suo leader, si è orientata soprattutto sui grillini, su soluzioni più facili e più immediate, anche se illusorie».
Questa legge elettorale ha funzionato o va cambiata?
«Mi piacerebbe ce ne fosse una migliore con cui cambiarla, ma non riesco a vederla. Con il Paese diviso in tre poli, una forzatura maggioritaria sarebbe contro la logica e contro le stesse indicazioni della Corte costituzionale».
L’ipotesi di un governo dei 5 Stelle con un appoggio esterno di una parte del Pd vi spaventa?
«Dovrebbe spaventare più che altro il Pd, perché sarebbe la sua fine politica definitiva. Ma soprattutto spaventa gli italiani, una larga maggioranza dei quali non accetterebbe di ripetere le disastrose esperienze di Roma e Torino». Marco Galluzzo per il Corriere della Sera