La super sorpresa (o conferma?) della prima serata di questo Sanremo, edizione numero 68, è stata lei, Michelle Hunziker. Le è bastato scendere la temuta scalinata del palco dell’Ariston – così ripida che farebbe paura persino alla più esperta delle top model – per prendere subito in mano la situazione. “Abbiamo un minuto per far partire il festival”, ha ordinato a Baglioni e a Favino con quella precisione svizzera che ha nel sangue, una frase diretta e risolutiva come lo è lei, poche parole che mi hanno fatto dimenticare tutto quello che ho visto in precedenza, ad esclusione dell’intervento di Fiorello, gran mattatore di uno degli inizi più sfolgoranti nella storia del Festival.
Grazie a Michelle – mi permetto la confidenza, perché sarebbe lei a chiedermi di chiamarla così – ho dimenticato subito la comprensibile e visibile emozione iniziale del direttore artistico, il suo discorso strappalike con frasi già fatte che manco sui Baci Perugina (“Le canzoni sono coriandoli di infinito e nevi di sogni” non se po’ senti’), per non parlare poi dell’intervento di “Picchio” Favino, a cui ne sono seguiti altri durante la serata, ma son serviti a poco. Fiorello, come ribadito, ha scaldato gli animi, ha coinvolto, ma è stata lei ad aver conquistato tutti, pubblico e critica, con il suo innato senso dell’umorismo, la sua autoironia, i suoi lunghi capelli biondi, il sorriso sfolgorante e il suo fisico mozzafiato, valorizzato da scelte giuste e di gran classe come gli abiti di Armani Privé che Re Giorgio – e non la maison di famiglia Trussardi (almeno per stasera) – ha creato appositamente per lei.
La conduttrice per eccellenza dell’appuntamento televisivo più amato e seguito dagli italiani dopo i Mondiali di calcio, è riuscita a non scadere in nessuna banalità e a risultare simpatica nelle spontaneità (il bacio a sorpresa e la frase d’amore al marito Tomaso, quasi più bello di lei) come nelle gaffe (“ma Sanremo è anche una gara”?), studiate a tavolino o vere che siano poco importa. L’hanno definita “zuccherosa” sui social, Twitter in testa, simbolo di quel “women’power” vero e sentito, dimostrato con parole, fatti e un fiore nel suo caso, un narciso bianco in mano e poi sui vestiti, quello stesso fiore che “io farei mettere agli uomini, perché sono loro che devono imparare”, come le ha detto Ornella Vanoni sul palco poco dopo aver cantato “Imparare ad amarsi”.
Presenta il ritorno dei “Decibel” indossando occhiali da sole bianchi – “che non sono né di Lina Wertmüller né di Malgioglio”- come precisa – ma i suoi, canta con una scarpa sola “E se domani” di Mina (e scusate se è poco), richiama di nuovo all’ordine Favino quando cade qualcosa sul palco (“si spacca su tutto”), si fa un selfie con la Sandrelli, twitta e ritwitta durante le pause pubblicitarie, poi torna con un altro abito e con un savoir faire che coinvolge ancora di più. Ma come fa? Ma pareva così brutto dire che presentava solo lei? Huffpost