È un tracollo senza fine. Ma rispetto all’anno scorso una ripresina c’è. Sulle elezioni regionali irrompe l’osservatorio sugli appalti pubblici dell’Associazione nazionale costruttori edili, che mostra la crisi del settore in Sicilia: fra gennaio e agosto in tutta l’Isola le gare sono state solo 75 secondo l’Ance, che parla di un calo del 90,83 per cento rispetto allo stesso periodo del 2007. Nei primi otto mesi dell’anno, insomma, sono state bandite gare per 112 milioni, poco più di un ottavo rispetto a dieci anni fa.
In compenso c’è una lieve controtendenza. «La differenza – osservano i costruttori – sarebbe stata maggiore se nei primi otto mesi di quest’anno non ci fossero state 11 gare in più (75 contro 64) rispetto a gennaio-agosto del 2016, con un lievissimo incremento di 8 milioni di euro, cioè 112 milioni su 104». L’aumento degli importi è dell’8,01 per cento, ma per l’Ance si tratta di «numeri risibili».
Il settore, infatti, è in profonda crisi. Nel 2012 i cantieri pubblici e privati davano lavoro nell’Isola a 102mila persone, che invece alla fine dell’anno scorso erano diventate 84.359, con un calo superiore al 17 per cento. A pesare anche le incompiute: secondo i dati dell’Osservatorio sui contratti pubblici, infatti, la Sicilia è la terra delle opere lasciate a metà, con 159 cantieri bloccati sui 752 nella stessa situazione in tutta Italia. Lo spreco è elevatissimo: nel 2016 il valore dei lavori pubblici bloccati ammontava a più di mezzo miliardo.
Così i costruttori vanno all’attacco. «Che la situazione continui a lasciare “vittime sul terreno” – scrivono in una nota – è confermato anche dall’analisi provinciale. Nei primi otto mesi dell’anno, zero gare a Enna (una nell’anno precedente) e 2 ciascuna a Ragusa e Siracusa (contro, rispettivamente, 8 e 1) per 4,2 e 2,6 milioni in tutto. A Caltanissetta 3 gare per 5,8 milioni». Qualcosa in più si è fatto a Catania (19 affidamenti per 23,5 milioni), Messina (16 appalti e 16 milioni) e Palermo (18 bandi da 44,5 milioni complessivi).
E se le gare sono poche, i pagamenti poi si fanno pure attendere. Nel primo trimestre di quest’anno, ad esempio, il Comune di Palermo ha fatto registrare un ritardo medio di 177 giorni, mentre l’Asp del capoluogo supera il mese di ritardo. «Solo le tre università – prosegue l’Ance – si rivelano tempestive nell’onorare le fatture». In compenso qualcosa migliora sul mercato immobiliare. «Nel primo semestre dell’anno – annota l’associazione – le compravendite di abitazioni sono state 17.122 a fronte di 16.078 del primo semestre 2016». Ma non basta a frenare la crisi. Nonostante la ripresina. Claudio Reale per Repubblica Palermo