di Redazione
Nessuna alleanza e nessun accordo di maggioranza. Però la “apertura vera alla città” da parte del sindaco di Paternò Nino Naso, vale a dire quella della condivisione dell’elezione dei vertici del Consiglio Comunale con le minoranze in Assise Civica, è divenuta ben presto una specie di asse istituzionale costruttivo con il M5S, vale a dire il gruppo consiliare dal quale in un primo momento ci si aspettava forse maggiore scetticismo, data la linea nazionale di un quasi isolazionismo politico in ogni dove: in Parlamento come nelle comunità locali governate da sindaci grillini. Ed invece Paternò diventa modello forse unico in Italia. L’insediamento del nuovo Consiglio Comunale di Paternò, con la contestuale elezione di presidente, vicepresidente vicario e secondo vicepresidente, era atteso come il banco di prova per testare la tenuta vera della maggioranza (che ha tenuto), ed osservare come si sarebbero approcciate le opposizioni a questa nuova fase di apertura politica-istituzionale varata dal sindaco. Un’apertura, quella sull’elezione dei vertici consiliari, che con ogni probabilità potrebbe tramutarsi in un dialogo sereno tra maggioranza e minoranza grillina sui grandi temi della città.
Purchè bastevoli alla votazione del presidente anche soli 13 voti (la maggioranza ne conta 14) – quindi nella condizione di una conclamata autosufficienza nel caso in cui si fosse optato per una chiusura a riccio come fece invece la passata Amministrazione – si è invece pensato di condividere le votazioni più importanti per l’Assise insieme alla minoranza, e tentare un percorso di condivisione istituzionale fin dall’inizio dei lavori ed anche a cominciare dai giorni precedenti a lunedì 31 luglio. L’obiettivo era quello di far votare il presidente all’unanimità, nel rispetto del risultato venuto fuori dalle urne, e concedere i voti della maggioranza a due nomi per le due vicepresidenze: uno ai due gruppi Paternò 2.0 e Forza Italia, e l’altro ai Cinquestelle. Non sono bastate due pause tra una votazione e l’altra, ed i gruppi della minoranza si sono trasformati in gruppi di vera “opposizione”. Nella fase di voto sono stati proprio i tre consiglieri giovani del M5S a mostrarsi i più dialoganti e moderati. “Abbiamo fatto due dirette streaming alla luce del sole e davanti alla città – ha spiegato Marco Gresta, capogruppo grillino in Consiglio – al sindaco abbiamo mostrato apertura ed abbiamo chiesto che venisse fatto un nome. Ci è stato fatto quello del dottor Filippo Sambataro, che in un primo momento si è presentato insieme al sindaco ed all’assessore Mannino senza che noi sapessimo niente e che ha da subito mostrato apertura vera nei nostri confronti e nei confronti delle prerogative che secondo noi dovrebbe avere un presidente del Consiglio Comunale”, poi la stoccata: “Non abbiamo ricevuto altre proposte, altrimenti le avremmo serenamente valutate…”.
Quindi la votazione: 17 voti per Filippo Sambataro e 7 schede bianche (quindi 14 della maggioranza più 3 del M5S, e 7 schede bianche dell’opposizione di Paternò 2.0, Forza Italia e Anthony Distefano). Apriti cielo, le critiche non si sono fatte attendere, con il consigliere Pietro Cirino (Paternò 2.0) che ha gridato allo scandalo politico unico nel territorio nazionale: “Si è consumato l’accordo. Cosa direbbero Di Battista e Di Maio?”, riferendosi ai grillini ed alla votazione su Sambataro. Ci pensa il consigliere Cinquestelle Claudia Flammia a chiarire: “Torniamo a ripetere che il nostro non è né un accordo né altro del genere. Abbiamo accolto un invito all’apertura ed il nome fattoci dalla maggioranza, ed a scanso di equivoci è bene precisare che eravamo anche giunti alla conclusione proprio stamattina (lunedì 31 luglio per chi legge, ndr) che fosse giusto votare il vicepresidente proposto dal primo gruppo di opposizione, ed un nostro come secondo vicepresidente”.
Votato il presidente, è quindi giunto il momento del vicepresidente vicario. Sfumata l’ipotesi di condivisione del nome dell’opposizione Paternò 2.0, Forza Italia e Di Stefano, si è quindi optato per ricambiare il Cinquestelle con la votazione del loro vicepresidente (come dagli stessi grillini in un primo momento richiesto). Risultato: Martina Ardizzone, tra le donne più votate viene anche eletta come vicepresidente più giovane della storia del Consiglio Comunale di Paternò. E come fatto politico di non poco conto, tale carica viene ceduta all’opposizione in grande segno di apertura istituzionale. Un fatto, quest’ultimo, commentato positivamente dai presenti tra il pubblico in Aula Consiliare, che hanno giudicato in modo puntuale l’atteggiamento di enorme e quasi incredibile moderazione degli eletti del M5S, contrariamente invece a quanto fatto da alcuni degli altri consiglieri di opposizione.
A margine del Consiglio le parole del sindaco Nino Naso: “Questo Consiglio Comunale ha saputo interpretare, anche se non nella sua interezza, quello spirito di apertura sincera e di collaborazione istituzionale leale che tanto desideravamo. Ci abbiamo provato e ci siamo riusciti oggi con l’elezione del dott. Filippo Sambataro e l’elezione del vicepresidente Martina Ardizzone. Due elezioni – ha concluso Naso – condivise con quanti hanno voluto comprendere con serenità e lealtà il nostro messaggio