«Le devo fare una preghiera, una sola. Per questa intervista ho rinunciato a vedere il 2° tempo del Palermo…».
Dica pure.
«La prego di scrivere che non torno a fare politica. Non posso candidarmi, non faccio governi, non lancio candidature. Ho un rispetto socratico per quella giustizia che mi ha portato a stare 5 anni in galera. E quella sentenza, ahimè, m’impone di stare fuori. Ma al tempo stesso sono più libero di dire quello che ho in testa».
Impresa difficile.
«È ciò che hanno in testa in tanti, compresi molti renziani e berlusconiani. Solo che non possono dirlo. Io posso dirlo».
Il Partito della Regione.
«Io lo chiamo così. Il progetto siciliano di Partito della Nazione. Il M5S ha il 37% nei sondaggi. Lo si può fermare solo se si tagliano le ali estreme di sinistra e destra e si converge tutti al centro. La Sicilia è già stata il luogo dove sono stati sperimentati il primo centrosinistra e il primo centrodestra della storia. Perché non può succedere anche col Partito della Nazione?».
Quasi un’utopia.
«Se Renzi vince il congresso, l’utopia inizia a diventare progetto realizzabile. Se vince Orlando, invece, si va verso la ricomposizione tra il Pd e ciò che c’è alla sua sinistra».
Lei tifa per Renzi?
«Io sono e resto democristiano. Quindi sì, spero che vinca. Solo così potrà aggregare a sé tutte le forze che ci sono al centro e anche Berlusconi».
Ma esistono candidati in Sicilia che potrebbero avere un sostegno dal Pd a Forza Italia?
«L’ex rettore dell’Università di Palermo Roberto Lagalla, in passato considerato spendibile dai renziani. Ma anche Stefania Prestigiacomo o Renato Schifani. Questo disegno sta nella testa di molti renziani, centristi, berlusconiani. Solo che non possono ancora dirlo. Io sì, sono libero e lo faccio».
«Il Fatto» scrive che lei è tornato a fare il «puparo».
«Voglio solo dare il mio contributo di idee. Non sono interessato a fare politica. Se ci fossi di mezzo io, la vulgata sul “ritorno di Cuffaro” complicherebbe il tutto».
Scusi, ma in concreto lei…
«Dico la mia. Come sto facendo con lei, adesso».
A Palermo lei sostiene Ferrandelli.
«Sì. Poteva essere l’opportunità per testare il laboratorio che ho in mente prima delle Regionali».
Non le hanno tolto la voglia di politica 5 anni di galera?
«La mia storia non è solo in quella sentenza. C’è anche quella, purtroppo, non la posso rimuovere. Ma la gente mi vuole ancora bene. Girando per le strade lo vedo nei loro occhi. E questi occhi mi risarciscono, in parte, di quello che ho passato». Corriere