Il rilancio di Forza Italia. I big al Senato, i nuovi alla Camera

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Silvio Berlusconi - Ansa

Silvio Berlusconi – Ansa

L’idea è semplice. Anche suggestiva: i «senatori» andranno al Senato, le forze nuove alla Camera. Silvio Berlusconi lo ripete a tutti quelli che incontra, e in queste settimane sono parecchi. Il fondatore di Forza Italia non è tra i sostenitori di elezioni anticipate. Anzi. Eppure, la possibilità di ritorno alle urne in tempi più brevi ha avuto su di lui, raccontano, un effetto galvanizzante. Agli interlocutori, Berlusconi spiega che, quando verrà il momento, Forza Italia si presenterà con una fisionomia del tutto rinnovata. E così, i dirigenti storici del partito saranno destinati soprattutto a Palazzo Madama. Per inciso, al Senato la caccia alle preferenze è più difficile: niente capilista bloccati, collegi ampi e contesi. La verità è che Berlusconi è rimasto assai colpito da un dato sui parlamentari azzurri: quelli di prima elezione oggi sono soltanto il 14%, l’86% è almeno alla seconda elezione. Giusto per il paragone, gli eletti del Pd sono per il 65% alla loro prima legislatura. «Ciò non significa — spiegano i vicini all’ex premier — che il presidente intenda promuovere liste Beautiful o giovanilistiche».

LE LISTE – Il Cavaliere alla rifondazione di Forza Italia dedica ogni energia. Il progetto è di suddividere le liste in tre parti: un terzo dei candidati scelto tra gli amministratori locali, consiglieri regionali e sindaci. Un altro terzo formato da imprenditori e soggetti scelti nel mondo dell’impresa. Infine, professionisti e associazioni di categoria. Il fondatore di Forza Italia ne incontra praticamente ogni sera, con la regia di Andrea Mandelli, responsabile dei rapporti con le professioni, ma anche dell’ex ministro Antonio Marzano. Nei giorni scorsi Berlusconi ha incontrato il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli e quella dell’ordine dei consulenti del lavoro, Marina Calderone. L’idea è stipulare un vero e proprio patto con ognuna delle rappresentanze del mondo professionale, i cui eletti saranno i garanti del programma. Un impianto costruito con la collaborazione dell’ascoltato Francesco Ferri del «Centro studi del pensiero liberale». Corriere