Nasce un nuovo partito. Il simbolo è un cuore giallo in campo blu con all’interno la scritta “Alternativa Popolare“. Il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, lo presenta in questo modo: “Noi siamo i popolari e sappiamo benissimo a chi siamo alternativi. Siamo qui per scrivere una grande pagina di questa alternativa. Noi abbiano un tono di voce ferma ma senza urlare. Noi siamo alternativi a chi dice solo vaffa o ha in mente solo la ruspa e vuole lasciare l’Europa. A chi alimenta odio e rancore. Noi siamo alternativi a chi urla e dice no e non ha cura della Repubblica; a chi confonde la giustizia con il giustizialismo. A a chi finge di difendere i lavoratori e lo dico nel dopo voucher. Noi – ha concluso – saremo il voto utile all’Italia e agli italiani perché siamo portatori di un programma netto e chiaro su alcune questioni”.
Al lancio della nuova formazione politica, che nasce dalle ceneri del Nuovo centrodestra, oltre ad Alfano sono presenti, tra gli altri, Beatrice Lorenzin, Enrico Costa, Roberto Formigoni, Fabrizio Cicchitto e Maurizio Lupi. Lo slogan scelto è questo: “Il coraggio di costruire. Insieme”. Alfano snocciola subito un’intenzione ambiziosa: “Siamo qui per voltare pagina. Siamo chiamati a organizzare un movimento politico e chiamati a ripartire pur non essendoci mai fermati”.
“Vogliamo far risalire il ceto medio – osserva Alfano – che ora è impaurito nella scala sociale. Questo si può fare rafforzando gli stipendi dei lavoratori pubblici e privati. Occorre poi un piano di rilancio dell’edilizia e del valore degli immobili. E poi ci vuole un patto fiscale con gli imprenditori perché sono loro che possono dare lavoro”.
Un’idea (a dire il vero non troppo nuova) sulle tasse. “Proporremo un patto fiscale all’americana – dice Alfano -. Si scarica tutto e pagheranno tutti. Non è possibile che paghino solo alcuni e che per compensare quanto non pagato da alcuni, altri debbano pagare di più”. E sui giovani gioca sul facile: “L’unico problema dei giovani è il lavoro. Il resto é sociologia”.
“Nella politica ci sono persone che la pensano nello stesso modo e che dicono le stesse cose ma da palchi diversi. Noi proponiamo un incontro fra amici, fra buoni vicini ed un metodo di lavoro. Non pretendiamo di avere la leadership. Uniamoci poi le primarie sceglieranno il leader”. Alfano spiega poi tre regole che ha in mente: “Chi vince guiderà, chi perde lo aiuterà e le primarie non si devono fare solo per i leader ma anche per la scelta dei singoli parlamentari. Così credetemi parteciperanno in tantissimi”. Con questa legge elettorale “andremo da soli. Saranno gli altri a cercarti perché non avranno i numeri per governare. Noi gli diremo: Questo è il nostro programma o lo realizzate o la maggioranza ve la cercate con gli estremisti”. IlGiornale