Tassa occulta sui carburanti: 1,8 miliardi in 5 mesi

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Gli italiani, dall’inizio di settembre alla fine di gennaio, hanno versato all’erario 1,8 miliardi di euro interamente ascrivibili alle accise sui carburanti introdotte per finanziare la ricostruzione di cinque aree colpite da altrettanti terremoti avvenuti in Italia negli ultimi cinquant’anni.

benzina

Si tratta dei finanziamenti per i lavori del dopo-sisma del Belice (1968), del Friuli (1976), dell’Irpinia (1980), dell’Abruzzo (2009) e dell’Emilia Romagna (2012). È quanto ha sottolineato l’Ufficio studi della Cgia di Mestre ricordando che per il calcolo sono stati stornati dai prezzi alla pompa dei carburanti per autotrazione le quote delle accise riferite a questi eventi catastrofici. In pratica, per ogni euro speso in benzina o gasolio 12 centesimi sono destinati a questo particolare prelievo fiscale.

L’intento è provocatorio anche se lo studio è serio. In primo luogo, l’organizzazione degli artigiani mestrini ha voluto sottolineare che non dovrebbe essere difficoltoso reperire risorse per affrontare il dramma delle zone colpite dai terremoti del 24 agosto e successivi. «Le entrate provenienti dall’applicazione delle accise non hanno alcun vincolo di spesa e in larga parte finiscono nel capitolo delle uscite pubbliche», ha ricordato il coordinatore dell’Ufficio studi, Paolo Zabeo. Tali risorse, quindi, possono essere tranquillamente dirottate verso le emergenze del cratere sismico in quanto «buona parte delle ricostruzioni finanziate con le accise attuali sono terminate da molti anni». Queste tasse «particolari» costano agli italiani circa 4 miliardi di euro all’anno. «Se, come dicono gli esperti, questi fenomeni distruttivi avvengono mediamente ogni 5 anni, è necessario che queste risorse siano impiegate per la prevenzione e per fronteggiare i primi interventi nelle zone colpite», ha evidenziato il segretario della Cgia, Renato Mason.

Il secondo intento provocatorio è legato al probabile aumento delle accise su carburanti e sigarette come mezzo per garantire buona parte dei 3,4 miliardi di maggiori entrate fiscali richieste dalla Commissione Ue all’Italia pena l’avvio della procedura di deficit eccessivo. «Se oggi Bruxelles ci chiede di rivedere i nostri conti pubblici, è anche perché il Parlamento ha approvato una legge di Bilancio per il 2017 molto generosa sul fronte della spesa», ha aggiunto Zabeo sottolineando che «i vari bonus, erogati con una certa magnanimità, e l’innalzamento della no tax area per i pensionati, ad esempio, costeranno poco più di 1,3 miliardi di euro». È quasi lo stesso importo che il governo Gentiloni vuole recuperare con il ritocco all’insù delle accise.

La Cgia di Mestre ha poi ben chiara quale sia la posta in gioco: l’esecutivo nella prossima legge di Bilancio dovrà recuperare 19,5 miliardi di euro, altrimenti dal primo gennaio 2018 scatterà la clausola di salvaguardia che determinerà l’innalzamento dell’aliquota ordinaria dell’Iva dal 22 al 25 per cento e quella ridotta dal 10 al 13 per cento. Se non evitati, questi incrementi faranno salire alle stelle anche i prezzi dei carburanti. Intanto l’indice generale di fiducia, calcolato da Fondazione Di Vittorio (centro studi Cgil) e Tecné, è sceso da 100 a 99 nell’ultimo anno, con un peggioramento nel Nord e nel Centro. Aumentano le disuguaglianze economiche, i poveri e i bassi salari, il lavoro è percepito più instabile. Tutto ciò si riflette in un sentimento di diffuso pessimismo: solo il 31% del campione pensa che la situazione economica dell’Italia migliorerà e solo il 24% pensa che l’occupazione crescerà. di Gian Maria de Francesco per IlGiornale