ROMA – Tagliare l’Irpef e non aumentare l’Iva. Matteo Renzi si sente già in campagna elettorale e mette sul tappeto subito la questione delle tasse con un post sul suo blog dall’evocativo titolo “Rottamare Dracula”. “Se dopo le elezioni torneremo al governo dovremo riprendere il ragionamento dall’Irpef e non solo da quella. L’ultima volta che è aumentata l’Iva era il settembre 2013, prima del nostro arrivo: quella volta lì ricordatevela bene perché deve restare l’ultima”, scrive infatti l’ex premier. Un messaggio che sa molto di voto anticipato e che serve ad attaccare nuovamente la “vecchia guardia” del Pd. “La sinistra e le tasse – osserva l’ex premier – hanno sempre avuto una relazione complicata, in Italia. Siamo stati dipinti come il partito che sapeva solo alzare la pressione fiscale, abbiamo dato l’idea di considerare le tasche degli italiani come il bancomat per risolvere ogni problema di bilancio”.
Dopo l’affondo contro il “vecchio partito”, arriva anche quello personale contro uomini e ministri che hanno governato partito e governo: “Alcuni nostri dirigenti del passato, poi, si sono presentati quali campioni della lotta all’evasione attraverso un metodo assurdo: un fisco vampiro, controlli a tappeto, la logica della punizione prima di tutto. Una scelta sbagliata e devastante”. Mettendo insieme il vampiro e Dracula appare chiaro il riferimento al ministro del governo Prodi Vincenzo Visco, ribattezzato appunto Dracula dal centrodestra, e a Tommaso Padoa Schioppa, il ministro prodiano che dichiarò che “pagare le tasse era bello”. Esempi di rigore fiscale che il premier accomuna a quello adottato da governo Monti.
Noi, continua Renzi, abbiamo adottato una strategia diversa: “Nella lotta all’evasione – insiste l’ex premier – abbiamo rottamato il modello Dracula e abbiamo scelto il modello fisco 2.0 La conclusione è che se si paga tutti, si paga meno. Una nuova modalità di combattere l’evasione ha permesso di abbassare le tasse. Pagare tutti per pagare meno, davvero. Come è accaduto in piccolo con il canone passato da 113 euro a 90 euro”. Naturalmente c’è anche la rivendicazione del provvedimento sugli 80 euro e la vittoria nella lotta all’evasione. Renzi, inoltre insiste molto sul fatto che non ha aumentato l’Iva e non l’aumenterà in caso di suo ritorno al governo. Argomento piuttosto spinoso perché le clausole di salvaguardia degli anni scorsi che prevedono appunto l’aumento dell’Iva sono state rinviate al 2018 e 2019. E quindi nel prossimo Def, aprile, e nella prossima Legge di Stabilità, ottobre, il governo dovrà trovare 19 miliardi per disinnescare la mina.
Ma a tenere banco è lo scontro fra l’ex premier e Massimo D’Alema sul congresso del Pd e il futuro del partito. Che non si ferma. Oggi D’Alema ha rilanciato in maniera più netta l’ipotesi di una scissione. Intervistato da Bianca Berlinguer a “Carta Bianca”, D’Alema ha detto: “Elezioni anticipate? Il giorno in cui, senza cambiare la legge elettorale, Renzi chiedesse a Gentiloni di dimettersi per andare al voto anticipato, io credo che la reazione dovrebbe essere quella di preparare un’altra lista”. L’ex ministro degli Esteri aggiunge: “Spero che non si arrivi alla scissione. Ma se nella sinistra si formerà un nuovo partito sicuramente supererà il 10% dei voti. Lo dico perché ho fatto fare delle ricerche”. D’Alema però non esclude in seguito un’alleanza con il Pd: “Una cosa è allearsi avendo una forza e potendo condizionare. Altra cosa è consegnarsi nelle mani di un gruppo dirigente”. Repubblica