Un mio amico, qualche tempo fa, mi disse che Saviano era un cretino. Immediatamente dovetti fermarlo, nonostante avessi capito che la sua esternazione era una reazione dovuta alla boria e antipatia del giovane anticamorra. Lo fermai perché pensavo, come penso anche adesso, che Saviano non sia affatto un cretino. Eppure, nonostante continui a pensare che Saviano possa esser tutto tranne che stupido, ho ripensato al mio amico e alla sua esternazione proprio qualche giorno fa, quando, lo ricorderete, una povera ragazza immigrata è deceduta in un centro di accoglienza.
Immediatamente l’intellettuale partenopeo – così lo definiscono, intellettuale – ha fatto un qualcosa di squallido, a mio avviso. E queste cose non le fanno i cretini ma i furbi. Invece che rilasciare dichiarazioni giustamente tristi e attinenti ai fatti – come non piangere la morte di una ragazza, tutti, suvvia – ha preferito strumentalizzare la vicenda per mettersi in mostra e lasciarsi andare al suo solito pontificare stucchevole ed eccessivo con il quale ha chiesto scusa per conto dell’Italia, rimproverata di esser matrigna e cattiva e non aver fatto il suo dovere di accoglienza.
A parte la insopportabile retorica che cela sempre una mancanza di contenuti – cosa non compatibile con la definizione di “intellettuale” – la cosa che ha dato fastidio era proprio nel merito delle parole di Saviano che offendevano e offendono un Paese straordinario dove, al netto delle polemiche e di chi è più contrario all’accoglienza di altri, stiamo assistendo da anni ad un prodigarsi di tutte le istituzioni per soccorrere, rifocillare e dare un letto a tanti profughi e molti clandestini. Un Paese dove le città sono diventate bivacchi, come alla stazione centrale di Milano o Tiburtina a Roma, con cittadini portar viveri e coperte. Un Paese dove, diciamolo, il razzismo non esiste e l’unico razzismo è generato da chi non governa fenomeni che poi, inevitabilmente, provocano conflitti sociali. Come si permette, questo signore, a offendere noi tutti e l’Italia dicendo il contrario della realtà? Una ragazza morta e tanti altri problemi che certo vanno evidenziati, non possono cancellare la verità di un Paese che di accoglienza ci sta morendo. Per di più – insopportabile – con la lezioncina instillata dalla bella casa di New York. Come mi disse un vecchio: “non puoi capire la guerra se non sei stato in trincea”. E allora Saviano vada a Lampedusa e su una nave a fare il volontario, o taccia, invece di insultare gli italiani che si sbracciano mentre lui è oltreoceano.
Lasciamo il beneficio del dubbio della buona fede di Saviano, ma dove si può aver sospetto della ipocrisia e della falsità di chi si indigna a comando, solo per gli immigrati che ti assicurano visibilità nei salotti dei profeti del bene? Nella cronaca degli ultimi giorni. L’Italia è stata investita da una ondata di gelo e diversi cittadini indigenti che vivevano per strada sono morti assiderati. Lei che è un intellettuale, caro Saviano, conosce il significato della parola assideramento? Ecco siamo davanti ad uno stato che non è più patria, che stanzia fondi per trovare alloggio agli immigrati ma non per gli italiani che vivono sotto i ponti e muoiono di freddo. Il cretino di sinistra di turno dirà che questo è populismo, ed invece è la realtà. Muore una immigrata in un centro accoglienza e Saviano chiede scusa a nome dell’Italia che avrebbe dovuto curarla in modo diverso. Muoiono di freddo 4 poveri senzatetto italiani ma Saviano tace. Il punto su questa storia dei clandestini è proprio questo. Dio disse ama il prossimo tuo come te stesso, non più di te stesso. Il giorno in cui vi saranno cooperative finanziate per dare vitto e alloggio anche ai poveri italiani, non vi sarà un solo italiano che si lamenterà dei soldi stanziati per chi arriva da altri paesi. Razzismo o buon senso?
Immigrati e poveri italiani. Ma ai secondi non spetta nulla e questa è la follia che genera il razzismo. Non insito, ma di reazione. Proprio questa è l’accusa che muovo ai nostri governanti: stanno generando il razzismo in un popolo che non lo è per indole. E questo è inaccettabile.
Saviano, però, non parla. No, perché a morire di freddo non è stato un immigrato. Se fosse morto uno di loro, al freddo e al gelo, quale sermone avremmo dovuto sorbirci? Tremo al pensiero. Ecco perché io penso che Saviano non sia affatto un cretino ma una persona non bella, che con ipocrisia si indigna e parla solo delle morti di alcuni, e non di quelle di altri. E questo è di una bassezza umana disarmante. Ma per Saviano e quelli come lui è una droga troppo forte. Non possono resistere al desiderio di apparire colti in argomentazioni arzigogolate e difficili, complesse, assicurate in questo momento storico dalla causa dei migranti; quando la realtà è limpida davanti ai nostri occhi. Non cretini, quindi, ma “cretini di sinistra”; che è altra cosa e concetto delineato; non affatto una offesa ma descrizione di un modo di essere: lo spiegò bene Leonardo Sciascia. E’ bello ricordarlo – lui si intellettuale vero, lui si profeta – seduto su uno scoglio a guardare il mare, e sotterrare con un sorriso la realtà di questa tragica farsa di stucchevoli, finti eroi. eLeggo