Il Cavaliere è stato accolto nello studio dalle immagini delle coppe vinte dal Milan. Ma il tema caldo è uno solo: il referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre: “Il mio No è deciso e responsabile”, ha detto Berlusconi, rispondendo a chi parla di una campagna “tiepida” da parte sua: “Qualcuno mette in giro la storia del ni, ma non è così”, spiega, “Oggi il pericolo comunista non c’è più. c’è un sia un sistema tripolare, con Movimento 5 stelle, Pd e centrodestra“.
Resta quindi la critica all’italicum, un “vestito cucito su misura” per Renzi che ora calza a pennello ai Cinque Stelle e che porta a una deriva autoritaria: “Un’estrema minoranza può avere il governo del Paese, molti italiani – oggi al 50% – non vanno più a votare”, spiega l’ex premier, “Solo con un sistema proporzionale si può avere un sistema che rappresenti la maggioranza degli italiani. Bisogna eliminare il ballottaggio“.
E se vince il No? “Ho parlato con Mattarella. Non succederebbe nulla”, ribadisce, “si apre la possibilità di una riforma della costituzione molto diversa e positiva. Sarà indispensabile sedersi a un tavolo per discutere la riforma costituzionale e una nuova legge elettorale”.
Sui sospetti che Mediaset si schieri per il Sì per il timore di ritorsioni da parte del governo, Berlsuconi spiega: “Mi sono pentito di ciò che ho detto ieri, ma io ho fatto riferimento a quello che è il fisiologico timore di chi ha aziende private e ha paura di avere ritorsioni di chi è al potere”.
Berlusconi non crede nemmeno alle minacce di Matteo Renzi che sostiene di voler porre il veto al bilancio Ue: “È una minaccia infondata, doveva essere messo prima, come per le sanzioni contro la Russia”. Solo una mossa di propaganda? “Non voglio definirla, ma è una cosa che non si può fare”, taglia corto il Cavaliere. Che non commenta nemmeno le parole e i toni di Beppe Grillo: “Mi piace parlare delle persone quando ne posso parlare bene, quando devo parlarne malissimo evito”.
Capitolo migranti: “L’immigrazione è un fenomeno preoccupante in tutto il mondo ma l’espressione del populismo non convince”, sostiene il leader di Forza Italia, “L’Europa dovrebbe intervenire con i Paesi rivieraschi. Bisogna far sì che in Africa possano sorgere delle iniziative imprenditoriali. Invece l’Europa non fa nulla”. E poi i rom: “Noi abbiamo il problema di centomila nomadi che hanno il diritto di stare in Italia. Io ho una ricetta che molti criticheranno: in Abruzzo ho dato appartamenti a 30mila abruzzesi, secondo me bisognerebbe fare delle new town con l’obbligo per queste persone di andare a lavorare e per i bambini l’obbligo di andare a scuola”.
L’intervista ha spaziato su più temi. A partire dall’operazione al cuore subìta lo scorso giugno e che lo ha tenuto per qualche mese lontano dai riflettori. “Mi sono rifatto i muscoli”, ha detto il leader di Forza Italia, “Nuoto un’ora, cammino e corro. Sono andato a vedere a New York dei musical, spettacoli impressionanti, come La Lampada di Aladino. Mi è stato impossibile andare in giro a New York, tutti mi riconoscevano”. E poi ha scherzato: “Agli italiani dicevo: Non sono Renzi, ma Berlusconi“.
Inevitabile quindi una battuta sulla vittoria di Donald Trump alle presidenziali statunitensi: “Non ci assomigliamo”, dice però Berlusconi, “Ma siamo due imprenditori che ad un certo punto hanno deciso di fare un altro mestiere, per dare qualcosa al proprio Paese. Trump è da un lato un volto familiare entrato nelle case degli americani. E poi ha saputo parlare all’America profonda, spolpata dal fisco. Penso che avremo delle buone sorprese dal suo modo di governare. È tornato alla politica di Reagan, meno tasse“.
E ancora, sulla politica estera: Putin? “Molte sensibile e ironico”; l’Isis? “Venuto fuori per un errore dell’amministrazione americana” che non ha sostituito Saddam Hussein con un altro”; la pace nel mondo? “Stati Uniti e Russia tornino a parlarsi Io convinsi Russia e Usa a far finire la guerra fredda”
Infin il Milan. Una squadra che “aveva bisogno di capitali” e che per questo è stata ceduta a una cordata cinese: “È stata una decisione dolorosa ma necessaria”, ha spiegato, “Per il closing è fatta, ma se non ci sarà, dovrò riprendermi il Milan con molto piacere. Ma si dovrà cambiare strategia: sarà un Milan tutto italiano e tanto tanto giovane”. IlGiornale