Lo scorso 22 ottobre, appresa la notizia della candidatura a sindaco del presidente del Consiglio Comunale di Paternò Laura Bottino, le ho rivolto tre domande di carattere economico e finanziario. Dopo quindici giorni, a seguito di sollecitazioni poi da lei stessa definite “poco ortodosse”, ha risposto con una sostanziale “non risposta”, generando una polemica politica fuori contesto, annacquata in riferimenti estranei agli interlocutori ed in più rivolgendosi al sottoscritto come ad un soggetto che ha “interessi che vanno oltre il ruolo di giornalista”. Evito di prestarmi alla polemica.
Nella sua replica, Bottino ha scritto che “Ho denunciato passo dopo passo con forza e a testa alta lo scempio che l’attuale sindaco stava compiendo ai danni della città”, senza però spiegare come ed in che sede la signora Bottino avrebbe “denunciato lo scempio” perpetrato da questa Amministrazione. E poi “Il presidente del Consiglio Comunale non rappresenta politicamente il Consiglio Comunale, non ne dirige e determina le scelte politiche, non ne guida e controlla l’operato”, salvo poi contraddirsi scrivendo che invece il presidente “ne guida i lavori”. Secondo quanto scrive Bottino, quindi, il suo ruolo sarebbe esclusivamente quasi di carattere simbolico: un passacarte, un accendi e spegni microfono dei consiglieri e nulla di più, salvo poi scrivere a conclusione che “non ho lasciato la carica di presidente del Consiglio esclusivamente per continuare ad esercitare il mio ruolo di controllo, cercando di evitare di lasciare il sindaco libero di agire con conseguenze ben più gravi”. Se è vero ciò che scrive Bottino, cioè che il suo ruolo si limiterebbe alla semplice rappresentanza istituzionale e null’altro; e se è vero che è questo e questo soltanto il potere concesso al presidente dell’Assise Civica, cosa mai avrebbe potuto fare un altro presidente al suo posto tanto da agire eventualmente “con conseguenze ben più gravi”? Mistero.
La sostanza, e quindi la verità, la indica la legge. L’art. 32 della Legge 142/1990 infatti, ancora vigente nella Regione Sicilia, definisce il Consiglio Comunale quale “organo di indirizzo e di controllo politico-amministrativo”. Il quale adotta, tra gli altri, gli atti relativi a: “gli indirizzi da osservare da parte delle aziende pubbliche e degli enti sovvenzionati, dipendenti o sottoposti a vigilanza; gli atti di programmazione finanziaria (bilancio, documento unico di programmazione); gli atti di riequilibrio del bilancio (art. 193 del Testo Unico degli Enti Locali), di riconoscimento e finanziamento dei debiti fuori bilancio (art. 194 del Tuel); l’assestamento del bilancio e il controllo della salvaguardia degli equilibri di bilancio (art. 175 del tuel); esercizio della funzione politica di indirizzo e di controllo in materia finanziaria (principio contabile A/1 allegato al D.Lgs. 118/2011).
Domanda: come può la signora Bottino parlare di sprechi e di inerzia altrui, quando sino ad oggi non ha evidentemente adottato alcuno di detti atti al fine di salvaguardare il Comune di Paternò, ovvero i cittadini? Come può la presidente del Consiglio puntare il dito sull’Amministrazione, ed anche sui tecnici, quando è lei per prima tra i soggetti evidentemente responsabili del mancato “controllo politico ed amministrativo” cui abbiamo assistito e stiamo assistendo? La signora Bottino si erge a soggetto tutelare del bene comune quando da anni percepisce un’indennità dal Comune, pagata coi soldi di tutti, per rivestire un ruolo che – con tutto il rispetto – si è rifiutata di esercitare adeguatamente: addita gli altri quando da anni ormai non adotta – stando alla norma sopra citata – gli atti conseguenziali alle segnalazioni degli organi tecnici provocando, anche grazie alle sue inadempienze a questo punto evidenti – ulteriori danni al Comune di Paternò.
Tenuto conto di quanto detto (e già basterebbe), e con il massimo rispetto e stima personale nei riguardi della signora Bottino: dato che lei stessa si dice ancora candidata a sindaco in vista delle prossime elezioni di maggio 2017, la invito umilmente – per quello che può valere – a riconsiderare tale eventualità. Se è vero che cinque anni fa si candidò al Consiglio Comunale e che per cinque anni ha condotto l’Assise Civica nel suo ruolo di controllo politico-amministrativo come sappiamo, l’intendimento di presentarsi alla città sulla scorta del suo lavoro di “controllore”, per l’appunto, potrebbe essere considerato come minimo inadeguato dai cittadini. Suggerisco di ripensarci, con la personale stima di sempre.