Renzi gioca d’azzardo sul voto degli italiani all’estero. Dalla campagna condotta direttamente dal Giglio magico alle regole piegate, dalla pioggia di regalie con la Legge di Bilancio alla propaganda pagata con denaro pubblico.
L’ultimo caso, clamoroso, è la gestione dell’indirizzario degli italiani all’estero, negato al Comitato del No e utilizzato dal Comitato del Sì per mandare una lettera firmata da Renzi stesso a tutti i connazionali oltre frontiera. Che è un giallo: chi ha acquisito gli indirizzi? Di fronte alle rimostranze delle opposizioni, il Comitato del Sì ha fatto sapere che erano stati loro e che Renzi la firmava in qualità di segretario del Pd.
L’annuncio del messaggio però l’aveva dato il ministro Boschi e con queste parole: «Non so se sia già arrivata la lettera del presidente del Consiglio agli italiani all’estero. Arriverà contemporaneamente alla scheda elettorale. Non insieme fisicamente, che poi scatta la polemica». E anche il ministro dell’Interno Alfano aveva ribadito il punto: «È un’iniziativa assolutamente normale che ha tutta l’istituzionalità che giustifica l’intervento di un presidente del Consiglio che promuove il voto. Suscita uno scandalo perché c’è troppa ipocrisia». Dunque qual è la versione autentica? Quella del Comitato che vede Renzi segretario di partito o quella dei ministri con Renzi premier?
C’è poi il capitolo dei fondi stanziati nella legge di Bilancio per «comprare» consenso. Il Giornale aveva denunciato una pioggia di fondi per 50 milioni. Il Fatto ieri ha scovato altre voci, facendo salire il conto a 160 milioni. E il giorno prima aveva rivelato l’esistenza di un documento riservato firmato dall’ambasciatrice Cristina Ravaglia in cui si denunciava il voto all’estero come «contrario ai principi costituzionali che sanciscono che il voto sia personale, segreto e libero». Vincenzo Pessina, coordinatore di Forza Italia all’estero, denuncia da tempo come avvengono i brogli: «I nostri emigranti fanno riferimento ai patronati, quasi tutti controllati dalla sinistra. Portano la lettera che ricevono dal consolato chiedendo cosa fare e la risposta è lascia tutto qui che ci pensiamo noi. E anche la trasmissione delle lettere con i voti ai consolati e lo smistamento nel centro di raccolta in Italia sono pieni di buchi neri». IlGiornale